Romania
"Un uomo bruciato vivo", Fo lo presenta a Roma: dovere ricordare
Il premio Nobel racconta con la figlia di Ion Cazacu la tragedia
Roma, 7 ott. (askanews) - Una tragedia che racconta una realtà nascosta, dimenticata e mal gestita che in Italia riguarda migliaia di lavoratori illegali. La storia di Ion, ingegnere romeno immigrato in Italia, bruciato vivo nel 2000, viene raccontata nel libro "Un uomo bruciato vivo" di Dario Fo e Florina Cazacu (figlia di Ion) che verrà presentato all'Accademia di Romania a Roma venerdì 9 ottobre. Una tappa importante del tour di presentazione, quella di Roma, perché, come ha dichiarato il premio Nobel per la Letteratura Dario Fo ad askanews "ci sono le autorità, c'è il governo, i responsabili. Non bisogna dimenticare questa situazione di sfruttamento coatto ignobile che in Italia fa venire i brividi e riguarda migliaia di persone".
Il volume ripercorre la terribile vicenda di Ion, ingegnere, diventato per vivere piastrellista, ucciso per aver chiesto il suo stipendio. Per l'omicidio fu condannato Cosimo Iannece, il suo ex datore di lavoro, ora libero dopo dieci anni di prigione.
"E' difficile perpetrare la memoria, si fa di tutto per non informare la gente, per sotterrare queste vicende,ma raccontarle è un dovere civile - ha dichiarato Fo - la gente che si dice risentita perché gli immigrati portano via il lavoro agli italiani non sa che questa situazione è voluta soprattuto dai mercanti di schiavi che organizzano le corvè e lo sfruttamente di coloro che non sono tutelati e riconosciuti neanche dai sindacati perché vivono in Italia illegalmente. I sindacati non vengono nemmeno ascoltati su questo fronte".
La memoria dei fatti, affinché la tragedia non si ripeta, è un punto fondamentale anche per la figlia di Ion Cazacu, Florina: "Ho deciso di scrivere questo libro perché volevo mantenere viva la memoria di papà e nello stesso tempo scuotere le coscienze di chi ha l'obbligo morale e istituzionale di fare qualcosa. La storia di mio padre sembra del passato ma la situazione che viviamo non è cambiata in 15 anni: gli operai sono una delle categorie più deboli della società a prescidere dalla nazionalità e essere italiani non è più una garanzia della tutela dei diritti".
Il libro nasce come una chiacchierata tra Fo e Florina in cui sono inseriti anche dati sul lavoro nero e sui fatti di cronaca tragicamente simili a quello di Ion. "Florina chiese aiuto a Franca (Rame ndr) che riuscì a farla rimanere in Italia prolungando il permesso di soggiorno. Poi Florina mi chiese di aiutarla a raccontare la vicenda dell'omicidio di suo padre in modo chiaro e corretto - ha sottolineato il drammaturgo, attore, regista e scrittore - Ion era ingegnere, ma in Italia non riusciva a trovare lavoro e si riciclò nell'edilizia anche se sempre in maniera illegale. Perché l'hanno ucciso? Perché aveva credibilità nella comunità romena, conosceva le leggi e soprattutto era uno a cui si rivolgevano i giovani che arrivavano dall'estero perché era un uomo onesto chiaro e pulito".
Fo ha insistito in particolare sulla necessità di portare avanti la memoria di fatti come questo, perché "ogni degno cittadino si deve dare da fare, si deve mettere in causa, mostrare la propria faccia di persona non solo con una firma su una petizione o un articolo. Per questo continuo a presentare il libro in giro per l'Italia e la tappa di Roma è importante perché a Roma c'è il governo, le istituzioni e la grande comunità romena. La grande forza da contrastare oggi è il potere di riuscire a tenere disinformata la gente".
Dall'inizio del secolo ad oggi gli operai provenienti dall'Est e dall'Africa, "caduti vittime di questi biechi sfruttatori", si legge nel prologo del libro, "sono circa 1.400" e "di questa infamità vergognosa, noi, spettatori spesso indifferenti, siamo del tutto colpevoli", ha scritto Fo.
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