L'INCHIESTA
Una memoria per salvarsi
Calcioscommesse: Vavassori al contrattacco ma sfuma la cordata con Collovati. E giovedì 4 giugno nascerà il club "100 anni di PRO"
Inchiesta giudiziaria e ritorno dei playout sabato 23 maggio non spengono la passione dei tifosi della Pro Patria, che per giovedì 4 giugno, alle ore 19, si ritroveranno al Pro Patria Museum allestito nello stadio Carlo Speroni. Qui si terrà la presentazione della neonata associazione 100 anni di PRO composta dai tifosi biancoblù che hanno deciso di fondare un'associazione per ripercorrere la storia Pro Patria, con una serie di iniziative che cominceranno proprio il 4 giugno per giungere al 2019.
Presidenti onorari dell'associazione sono Giannino Gallazzi e Paolo Tramezzani, che sarà presente allo Speroni il 4 giugno insieme con gli ex giocatori della Pro che aderiranno all'iniziativa e che sarà l'ambasciatore dell'associazione, il cui direttivo verrà presentato in quest'occasione.
Si muove Vavassori
Quanto all'inchiesta Dirty Soccer, sul fronte bustocco, per ora le mosse sono top secret. Eppure pare che Pietro Vavassori, patron della Pro Patria, abbia già messo in moto i suoi legali per dimostrare quantola sua società sia stata distante dai pasticci che hanno portato in carcere il direttore generale Mauro Ulizio (che dall'altro giorno è agli arresti domiciliari), tre calciatori (Ulizio junior, Gerolino e Melillo) e l'ex allenatore Marco Tosi per la vicenda del calcioscommesse. L'obiettivo del proprietario tigrotto è duplice: dimostrare di aver rimediato all'errore di aver dato spazio per qualche mese (seppur senza incarichi) allo stesso Ulizio e, di conseguenza, ridurre i pericoli di provvedimenti disciplinari ai danni del sodalizio biancoblù quando in azione entrerà anche la Procura federale.
Nello specifico Vavassori, che nell'inchiesta Dirty Soccer non è coinvolto, starebbe preparando, fin dal suo rientro dal Giappone, una sorta di memoria a cui allegare il dettaglio di una serie di bonifici bancari. Con questi documenti, se le indiscrezioni sono corrette, punterebbe a certificare come tutte le spese sostenute fra novembre e gennaio per mantenere la società (cifre rivendicate da Ulizio in alcune intercettazioni con il suo uomo di fiducia Massimo Carluccio, risalenti al periodo delle gare combinate) sarebbero state poi coperte dallo stesso proprietario. In pratica, se Ulizio aveva investito per un certo periodo nel club, una volta decaduto l'accordo avrebbe riavuto indietro quanto versato, quindi ben prima che esplodesse il caso.
Se a questo si aggiunge il fatto che alla Pro Patria gli sempre stati pagati dal titolare di Italsempione, la speranza è che la Figc non calchi la mano sulla faccenda dei «soci occulti», che per il patron «non possono essere considerati tali».
D'altronde solo scardinando questo legame si può sperare di evitare penalizzazioni se non addirittura retrocessioni a tavolino, a prescindere da come finiranno i playout. Intanto altre voci insistenti dicono che l'inchiesta della Dda di Catanzaro avrebbe anche raffreddato una trattativa per la cessione delle quote azionarie che pareva avviata verso interessanti prospettive.
Addio Collovati
Sulle tracce della Pro ci sarebbe stato un gruppo di imprenditori e operatori calcistici rappresentati da Fulvio Collovati con l'idea di realizzare allo Speroni una progetto dedicato allo svezzamento di giovani talenti. Sembra che l'ipotesi stesse prendendo forma, che ci si stesse avvicinando a una possibile soluzione, ma che l'esplosione dell'inchiesta abbia raffreddato tutto. E infatti la paura oggi è proprio questa: che la Pro Patria, finita alla ribalta nazionale per vicende di calcio sporco, diventi non più appetibile, perché passibile di ripercussioni al termine di una faccenda che ha creato clamore e raccolto gli strali di tutti, da Matteo Renzi in giù. Sventare questa minaccia è allora il primo obiettivo. Ma si preannunciano tempi lunghi e nessuna certezza di come possa davvero andare a finire.
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