Usa 2016
Usa 2016, breve guida al primo dibattito Trump-Clinton
90 minuti senza interruzioni dalle tre italiame di stanotte
roma, 26 set. (askanews) - Ci siamo: con il dibattito di stanotte la corsa alla Casa Bianca entra in dirittura finale. Dopo una campagna iniziata nell'ormai lontano 2015, mancano sei settimane alle elezioni. Il primo dei tre dibatti presidenziali ha luogo stanotte e la posta in gioco è enorme, mentre il distacco nei sondaggi tra i due candidati si riduce.
- La posta in gioco
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I dibattiti sono la migliore e l'ultima chance per Donald Trump e Hillary Clinton di promuovere la propria causa davanti al Paese. Nessun candidato potrà avere l'attenzione degli americani come nei prossimi tre dibattiti. E nessun dibattito avrà un'audience così ampia o sarà in grado di influenzare l'opinione pubblica quanto il primo. Ci sono buone possibilità che il faccia a faccia di stanotte infranga il record di 80 milioni di spettatori del duello tra Jimmy Carter e Ronald Reagan nel 1980.
- Il format
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Il dibattito è diviso in sei segmenti di circa 15 minuti, ciascuno su un tema diverso. Il moderatore è l'anchorman della Nbc Lester Holt, il luogo la Hofstra University di Long Island, nell stato di New York, l'orario le 21 locali, le tre di notte in Italia. All'inizio di ogni segmento i candidati avranno due minuti ciascuno per rispondere, poi dibatteranno tra loro.
Tre dei temi già scelti da Holt e annunciati sono: la Direzione dell'America, Ottenere prosperità e Sicurezza in America, che sembrano più gli slogan di un'assicurazione che argomenti di dibattito. Ci saranno poi tre domande su notizie di attualità. Nei 90 minuti non sono previsti intervalli.
- Le difficoltà che dovranno superare
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Il compito di convincere la maggioranza di una platea di oltre 200 milioni di elettori americani è tanto più arduo per due candidati straordinariamente impopolari come Trump e Clinton.
Il curriculum di Hillary Clinton è lungo diverse pagine quindi non ha bisogno di convincere con programmi in 15 punti. Gli elettori sanno che ha un programma. Il problema è la fiducia: deve essere diretta, non mettersi sulla difensiva o nascondersi dietro un gergo legalistico, per convincere i molti che la considerano una bugiarda.
Il curriculum di Donald Trump è molto più scarno, quindi deve dimostrare che c'è della sostanza. Gli americani sanno quel che vuole fare: costruire un muro con il Messico, schiacciare l'Isis, rinegoziare le intese commerciali. Ma non hanno nessuna idea sul come.
- Cosa dovranno evitare
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"Clinton deve stare attenta" ha detto al New York Times il ghostwriter di Trump Tony Schwartz, che ha lavorato anche per la campagna dell'ex first lady. "Può fare tutto giusto, e perdere comunque il dibattito se sembrerà troppo condiscendente, troppo saccente".
Trump invece non deve abboccare agli ami che la rivale gli metterà davanti. La sua campagna ha fatto sapere che si presenterà calmo e composto.
- Cosa tenere d'occhio
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Da un lato Clinton, che si è preparata con grande cura al dibattito. Dall'altra Trump, ex re dei reality tv le cui esplosive apparizioni nei dibattiti per le primarie repubblicane gli sono valse la nomination del partito.
La campagna di Clinton ha passato al setaccio ore o ore di girato delle performance di Trump in quei dibattiti. E come ha scritto il New York Times, ne ha concluso che Trump può commettere errori abboccando ad alcune domande trappola e può rispondere in modo brutale ed eccessivo a domande che mettano in dubbio la sua intelligenza, la sua ricchezza e le sue capacità di imprenditore.
Trump non ha usato un sostituto della Clinton nelle prove del dibattito e si dice non abbia letto con molta attenzione i briefing sui temi del duello. Piuttosto ha preferito affidarsi ai consiglieri Rudy Giuliani (ex sindaco di New York) e Roger Ailes (ex numero uno di Fox News), giocando a golf e mangiando hot dog con loro. La scorsa settimana la sua campagna ha inviato un questionario ai sostenitori, chiedendo loro cosa chiedere a Clinton, ad esempio se dovesse chiamarla "Crooked Hillary" (Hillary la disonesta) sul palco. "Vedrete un uomo molto normale e e naturale, una persona a suo agio con se stessa, non una persona artificiosa o nervosa" ha detto Giuliani al Washington Post.
- Il moderatore: un lavoraccio
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Nelle scorse settimane Matt Lauer, collega di Holt alla Nbc, ha intervistato Trump e non l'ha fermato quando il candidato ha mentito dicendo di non aver mai sostenuto la guerra in Iraq. Le reazioni dell'opinione pubblica e dei commentatori sono state brutali: quest'anno perciò i moderatori di tutti i dibattiti sono sottoposti a un'attenzione particolare, Inoltre Trump ha detto che i dibattito sono truccati e che Holt è un democratico (in verità ha la tessera del partito repubblicano). Entrambi i candidati, ma soprattutto Trump, che tende a deviare in modo significativo dalla realtà, hanno già dato un gran lavoro ai giornalisti che si occupano di fact-checking. Perciò il compito di scoperchiare mezze verità o non verità e di scoprire i bluff dei candidati si annuncia come un vero lavoraccio.
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