L’UNDICESIMA GIORNATA
Varese ko. Ma non è la solita storia
Ventspils più forte ma i biancorossi privi di Avramovic e Pelle e con Maynor e Kangur in panne, si difendono con orgoglio: 82-88
Nello psicodramma cestistico di Varese, l’onorevole sconfitta casalinga col più quotato Ventspils (alla fine 82-88), datata addì 4 gennaio, racconta diverse storie.
La prima, ininfluente, riguarda il trio composto da Glisic, Anastopoulos e Collin, che ha dato l’impressione di cavarsela meglio col trombone che col fischietto: una tendenza musicale cara anche ai colleghi italiani. Complimenti all’euro designatore che ha scelto una squadra di grigi in tinta con una serata nera, offrendo alla scarsa platea masnaghese una sequela di stecche a senso unico. Se la partita stava per diventare una gazzarra, complice la linguacciuta controfigura di Klaus Dibiase, alias Jakovics, il merito è della succitata triade.
La seconda storia conferma che il Ventspils è di almeno una spanna superiore a Varese: il -25 dell’andata non è stato casuale e stasera Campbell (16), Gulbis (14), il muscoloso Zelionis e Janicenoks (12) l’hanno rimarcato, confermando le proprie doti balistiche ben inserite in un collettivo quadrato e mai in affanno.
La terza storia, ahinoi, dice che con Maynor e Kangur in queste disastrose condizioni, chiunque può indossare la maglia della Pallacanestro Varese: impacciato, disorientato, prevedibile, molle il play; lento di gamba e riflesso, a corto d’ossigeno, rabbioso più che nervoso, cioè controproducente l’estone. Questa storia è quella che rischia di trasformare la seconda metà stagionale in un calvario senza prospettive di risurrezione.
La quarta storia è figlia della terza e spiega che con due esterni come Eyenga (21) e Dom Johnson (22), se non si corre a mille all’ora e non si fanno correre palla e difesa, non si avrà mai il terreno fertile per giocate acrobatiche e piazzati micidiali. Quelle per i quali il duo di cui sopra, ha pochi avversari in Italia.
La quinta storia è fatta di pubblico – cioè di passione – ed esemplifica la schizofrenia d’una città che s’esalta nel fine settimana (intonando con pari facilità peana e atti di dolore) e s’assenta a metà settimana, ma mette a nudo anche lo scarso realismo d’una società che s’è lanciata nell’avventura europea come un bambino nel traffico, per inseguire un pallone destinato allo scoppio: spendere soldi per trasferte balcaniche, non incassarli per carenza di tifo casalingo e accorciare i tempi di recupero atletico e quelli essenziali della palestra, non è un buon affare. Chiedere a Paolo Moretti per conferma.
La sesta storia è la summa di quel che dicesi sfortuna in italiano forbito ma che in tempi di tempesta è lecito definire Sfiga con la esse maiuscola: non bastava l’assenza di Campani ed ecco che l’influenza se l’è presa anche con Avramovic e Pelle, due che sarebbero serviti nella battaglia di stasera, a tratti divertente, nonostante il Ventspils abbia dominato per almeno un quarto d’ora, fra terzo e quarto periodo.
La settima e ultima storia è un lampo italiano di nome Giancarlo Ferrero e una luce fioca eppure mai spenta di nome Massimo Bulleri: due bandiere più di capitan Cavaliero, smarritosi tra le dune d’un deserto tecnico e tattico e oggi ridotto a ombra di stesso.
L’indomito Ferrero (12 con 3/5 dall’arco) è stato il primo ad attaccare i talentuosi giganti lettoni che all’andata avevano sbeffeggiato i biancorossi. Il play ha messo ancora una volta sul campo valori che non si misurano in dollari ma in applausi. Sia Ferrero sia Bulleri - come pure Anosike (12 punti e 11 rimbalzi) e, a tratti, Eyenga e Johnson - non hanno alzato bandiera bianca neppure dopo la sirena dei 40’.
Ecco, questa è la storia dalla quale Varese può e deve ricominciare se vuole salvare la propria stagione.
In realtà ci sarebbe anche l’ottava storia. Comincia così, dalla fine del match: «A sole 48 ore di distanza dalla trasferta di Cremona, con poco tempo a disposizione per preparare la gara, la squadra ha dato dei segnali importanti dal punto di vista caratteriale e tecnico, giocando una partita difficile contro una formazione tosta. Questo ci dà fiducia per poter affrontare le prossime partite. Sappiamo di vivere un momento particolare però oggi i ragazzi hanno fatto veramente delle buone cose e mi ha fatto il piacere che il pubblico le ha apprezzate. Il mio grazie va naturalmente a tutti i tifosi che stasera ci hanno sostenuto dalle tribune del PALA2A».
A scriverla, nel dopo partita, è un coach chiamato a una sfida complicatissima e che ha già consacrato le proprie corde vocali alla missione. Questo gentleman si chiama Attilio Caja e se pubblico e società - il pensiero corre a Maynor - lo metteranno in condizione di lavorare da par suo, la storia di quest’annata sin qui tragicomica, potrà avere un lieto fine.
OJM VARESE-BC VENTSPILS: 82-88
(19-18; 37-46; 59-72)
OJM VARESE: Johnson 22, Anosike 12, Maynor 8, Bulleri 2, De Vita ne, Cavaliero, Kangur 3, Canavesi 2, Ferrero 12, Eyenga 21. Coach: Attilio Caja.
BC VENTSPILS: Leimanis 3, Deane 5, Jakovics 7, Ziedins 3, Zelionis 12, Janicenoks 12, Skele 7, Gulbis 14, Zakis 9, Campbell 16. Coach: Karlis Muiznieks.
Arbitri: Glisic, Anastopoulos, Collin.
Parziali: 19-18; 18-28; 22-26; 23-16.
NOTE - T3: 12/24 Varese, 11/25 Ventspils; T2: 16/36 Varese, 19/36 Ventspils; TL: 14/20 Varese, 17/23 Ventspils. Rimbalzi: 28 Varese (Anosike 11), 37 Ventspils (Campbell 7); Assist: 16 Varese (Maynor 5), 20 Ventspils (Campbell 7). Falli tecnici a Maynor, Caja, Kangur e Jakovics.
GIRONE C
L’UNDICESIMO TURNO
Neptunas Klaipeda-Oldenburg 69-73; Usak Sportif-Rosa Radom 96-76; Openjobmetis Varese-Ventspils, Asvel Villeurbanne-Paok Salonicco 70-56.
LA CLASSIFICA
Villeurbanne 18; Neptunas 16; Oldenburg 14; Ventspils 12; Salonicco 10; Usak 8; Radom 6; Openjobmetis 4.
IL PROSSIMO TURNO
Martedì 10 gennaio, ore 18: Paok-Neptunas, Ventspils-Asvel; ore 18.30: Radom-Varese; ore 20: Oldenburg-Usak.
Ampi servizi sulla Prealpina di giovedì 5 gennaio.
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