DIRITTI UMANI
Varese, l’appello di Yildiz: «Giustizia per Mahsa»
Lo sdegno della consigliera comunale verso l’Iran: «Ridare il premio Sakharov dell’Ue alla famiglia Amini»
«L’Iran restituisca il premio Sakharov dell’Ue alla famiglia di Mahsa Amini». Questo l’appello, partito da Varese, di Helin Yildiz, consigliera comunale di Varese e membro della direzione nazionale del Partito democratico. La richiesta deriva dal fatto che il Parlamento europeo, il 12 dicembre, aveva conferito il Premio Sakharov 2023 a “Donna, Vita, Libertà”, movimento di protesta, e a Jina Mahsa Amini, giovane curda-iraniana uccisa dalla polizia morale in Iran nel settembre 2022. Il motivo? Perché aveva indossato male il velo.
L’Unione europea, ogni anno, conferisce il premio in questione, volto a raggiungere la piena libertà di pensiero nella lunga battaglia per i diritti umani. La famiglia di Mahsa Amini era assente alla premiazione poiché bloccata dalle autorità iraniane all’aeroporto di Teheran, quindi è stata rappresentata a Strasburgo dall'avvocato Saleh Nikbakht, la quale ha riportato il messaggio della madre di Mahsa. Un inno alla lotta per la libertà incarnata dalla figlia
«La tragica vicenda di Mahsa Amini mi colpisce profondamente in quanto condivido con lei le radici curde, seppur provenienti da due paesi diversi - afferma Helin Yildiz - Nell’angolo di mondo dove si combatte sul corpo delle donne la più feroce delle battaglie, le donne curde hanno scelto di combatterla direttamente loro la battaglia. Nel 2014-2015, liberando madri e sorelle dal giogo sanguinario dell’ISIS in Siria; oggi, contro la dittatura islamica in Iran».
Continua poi Yildiz, con sdegno: «Pochi giorni fa, al rientro dell’avvocato Nikbakht dalla Francia, le autorità iraniane hanno confiscato all’aeroporto di Teheran la targa del Premio Sakharov di Mahsa Amini. Una grave offesa all’Unione europea, nonché l’ennesimo diritto calpestato brutalmente da parte di un regime che, come tutte le altre dittature in Medio Oriente, mantiene il proprio consenso sfruttando le donne e i loro corpi».
Chiedendosi cosa fare, la consigliera ha lanciato l’appello con l'hashtag >ReturnTheSakharov con il fine di esercitare pressione all’ambasciata iraniana in Italia per far restituire il premio alla famiglia Amini.
«Se è vero che il Parlamento europeo è la massima espressione della nostra democrazia - conclude Yildiz - allora non possiamo sottovalutare la gravità di quel che è successo. Glielo dobbiamo, perché la storia di Mahsa potrebbe essere la storia di chiunque di noi se solo non fossimo nati nella parte “giusta” del mondo».
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