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Varese, “Le amare relazioni” in scena al carcere
Forma di teatro con coinvolgimento degli spettatori per sensibilizzare i detenuti sul tema della violenza sulle donne
Come sono le nostre relazioni? Che emozioni mettiamo in gioco quando ci relazioniamo ad un’altra persona? Che cosa significa assumersi la responsabilità delle proprie parole e azioni?
Le risposte a queste domande verranno fornite domani, 24 novembre, alla casa circondariale di Varese, all’interno del progetto “Un futuro in comune 2” della cooperativa Lotta contro l’emarginazione, Enaip, Comune di Varese in collaborazione con l’associazione Oblò, la cooperativa Intrecci e cassa delle ammende.
Si tratta di uno spettacolo che nasce dal teatro dell’oppresso di Augusto Boal in cui viene proposta una scena che rappresenta un reato con vittima e autore, dove però gli “spett-attori” sono chiamati ad intervenire e cercare soluzioni, insieme agli attori.
Si tratta di una forma di teatro che si offre come strumento di liberazione, personale e collettivo. È d’incitamento alla creatività e stimola con l’emozione.
Oggi, si cercheranno “soluzioni” assieme agli “spett-attori”: chi ha un’idea la propone e l’attore o lo spett-attore la mette in scena. A volte succede che pur avendo delle buone idee non si riesca a metterle in pratica, oppure si finisce in un vicolo cieco; con l’aiuto di una mente collettiva si cerca di arrivare ad una soluzione soddisfacente analizzando i conflitti nel profondo delle loro emozioni.
«Mai come oggi - sottolinea la direttrice del carcere Carla Santandrea - il tema della violenza e della violenza di genere, sempre più urgente e drammatico, merita spazi di riflessione finalizzati a sensibilizzare anche i detenuti al tema della violenza sulle donne e più in generale al rispetto reciproco e alla libertà di ogni singolo individuo».
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