LE RICHIESTE
Varese, Sanità di Frontiera: «Mai più morti di stenti»
Senzatetto deceduto alla stazione: medici “dei poveri” dal sindaco Galimberti
«Indignazione». «Vergogna». «Sconcerto». «Delusione». «Disperazione». Sono le parole utilizzate dai volontari - tra cui alcuni medici - sul “caso” della morte del senzatetto John «tragedia di incuria, morte annunciata». Il cadavere del clochard probabilmente lì da giorni, era in uno degli stabili abbandonati della stazione Fs. È stato trovato domenica 21 gennaio.
Una lettera accorata è stata inviata da un gruppo di volontari dell’ambulatorio Sanità di Frontiera, attivo un tempo alle Acli, ora alla Casa della Carità alla Brunella, e che ogni anno segue circa 400 persone, o senza fissa dimora o senza permesso di soggiorno (ma in un percorso strutturato di assistenza sanitaria “collegata” a Asst e Ats).
Ieri, lunedì 29 gennaio, l’incontro con il sindaco Davide Galimberti e l’assessore Roberto Molinari per discutere della situazione e delle richieste ben precise dei volontari
LE RICHIESTE PRINCIPALI
Due i punti salienti: modificare le regole per accogliere i bisognosi nei dieci posti dell’emergenza freddo allestiti in via Maspero e che il Comune dedichi più risorse per «realizzare una soluzione stabile e degna per queste persone». A parlare per tutti è Filippo Bianchetti, medico (presidente di Sanità di Frontiera è Fiorella Gazzetta, del gruppo fanno parte medici noti per il loro impegno nel volontariato come Mariassunta Lenotti).
«Non esiste - è il punto di vista dei firmatari - che i più fragili fra i senzatetto e cioè gli alcolisti e i tossicodipendenti non abbiamo un letto al caldo perché i posti a disposizione sono pochi o perché disturbano gli altri e gli operatori», spiega il dottor Bianchetti. «È un paradosso che queste persone che più hanno bisogno siano escluse dall’accoglienza». E per fronteggiare la situazione si chiede che «per i più fragili e innanzitutto gli alcolisti e i tossicodipendenti sia creato un dormitorio pubblico protetto con spazi e personale adeguati a far fronte alle criticità: un infermiere, un educatore e un operatorio sociosanitario».
Inoltre, nel documento inviato al sindaco viene richiesto «se siano stati indetti incontri col prefetto per razionalizzare il numero e la distribuzione dei posti letto di emergenza freddo fra i comuni della provincia». Se è vero che il capoluogo fa da naturale catalizzatore di persone emarginate che qui vengono per utilizzare i vari servizi messi a disposizione (mense, docce etc..), è anche vero «che una pianificazione dei posti letto almeno nei comuni più grandi della provincia potrebbe risolvere molti problemi».
«NON SOLO MALATTIE FISICHE»
Non ci sono solo persone con problemi fisici che ricorrono ai medici e agli infermieri dell’ambulatorio Sanità di Frontiera. «Vediamo anche molte persone che stanno male anche dal punto di vista psicologico, che hanno paura di non poter aiutare le famiglie o che temono per il loro futuro, per figli e parenti rimasti in Ucraina, in Albania piuttosto che in Africa - racconta Filippo Bianchetti -. Questo timore è molto forte».
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