LA FOLLIA
Violenze sulla madre invalida. Carcere
Trentunenne gallaratese vessava l’anziana donna. Che dopo 12 anni ha trovato il coraggio di denunciarlo
Nessun recupero, solo droga e violenza. Soprattutto contro la madre invalida.
Un trentunenne gallaratese, pregiudicato e noto anche come assuntore di sostanze stupefacenti è stato arrestato venerdì 19 agosto dai poliziotti del Commissariato di Gallarate con l’accusa di maltrattamenti gravi e ripetuti ai danni della madre.
L’ordinanza di custodia cautelare è stata emessa dal Gip del Tribunale di Busto Arsizio su richiesta del pm Rosaria Stagnaro, che ha coordinato le indagini del Commissariato, avviate dalla denuncia sporta dall’anziana donna il 20 giugno scorso.
VESSAVA LA MADRE INVALIDA
Il racconto della donna, invalida al 75% e gravemente indigente tanto da essere da tempo assistita dai servizi sociali, è costellato di gravi vessazioni e violenze iniziate circa dodici anni fa, che l’hanno indotta in uno stato permanente di grave paura e ansia, anche per la mancanza di altri famigliari a cui rivolgersi.
Forte della propria prestanza fisica (specie se commisurata alla debolezza della madre) e addestrato alle arti marziali, nonché spesso alterato e reso aggressivo dagli effetti delle droghe assunte, l’uomo - in passato già ospitato in varie comunità di recupero e lavoro - innanzitutto le imponeva di mantenerlo economicamente, perché a suo dire «a lavorare ci vanno solo i cretini», nonostante lei percepisca solo modesti redditi per saltuari lavoretti di pulizie domestiche.
IL FIGLIO PADRONE
Quando non si riteneva soddisfatto del denaro procuratogli, o dei vestiti che la madre gli aveva acquistato a proprie spese o magari delle pietanze da lei cucinate, la picchiava, la insultava e la minacciava anche di morte, oppure la spaventava rompendo platealmente piatti, mobili, elettrodomestici e altri oggetti e mettendo a soqquadro la casa.
In più occasioni, poi, il trentunenne l’ha letteralmente cacciata fuori casa, dove la donna, in qualche occasione, ha dovuto trascorrere la notte all’addiaccio sulle panchine di un vicino parchetto in attesa che sbollisse l’ira del figlio.
Il quale, in casa, si comportava da padrone assoluto, costringendo la donna perfino a chiedergli il permesso di usare i servizi igienici ma spesso obbligandola a utilizzare un secchio.
Negli anni la situazione si è lentamente ma costantemente aggravata, solo in parte mitigata dalle vicissitudini giudiziarie del trentunenne, condannato e costretto a programmi di recupero e avviamento al lavoro che per brevi periodi hanno apportato lievi progressi.
IL “RECUPERO” INUTILE
Purtroppo, però, anche a causa dell’uso di droghe, le violenze familiari sono ricomparse e peggiorate, notate anche dai vicini di casa, talmente intimoriti dalle intemperanze e dalla aggressività dell’uomo da non essere mai intervenuti in difesa di sua madre.
In più occasioni, infatti, per sottrarsi alle quotidiane vessazioni inflitte dal figlio, all’anziana donna non è rimasto molto altro che allontanarsi dalla casa per qualche giorno facendosi ospitare da alcune conoscenti, ma non ha mai voluto farsi curare da alcun medico tacendo a tutti gli episodi peggiori, e ogni volta, succube e in nome dell’amore materno, è stata pronta a concedere una nuova opportunità al figlio.
Rassicurata dagli agenti, alla fine la donna ha invece trovato il coraggio di denunciare tutto e dal suo racconto si è compreso che, recentemente, l’aggressività del figlio aveva raggiunto livelli esasperati, come quando l’aveva umiliata infilandole calzini sporchi in bocca, oppure l’aveva minacciata brandendo delle forbici per il solo fatto che servendogli del tiramisù ne aveva involontariamente “sporcato” la decorazione, oppure ancora l’aveva minacciata di ustionarla versandole del caffè bollente sul viso.
«RITIRA LA DENUNCIA O...»
Venuto a conoscenza della denuncia sporta contro di lui (che già annovera precedenti per spaccio di droga, resistenza a pubblico ufficiale, lesioni personali e porto di oggetti atti a offendere), l’uomo ha minacciato la madre affinché la ritirasse, ma senza riuscirci.
Anche per questo motivo - spiegano gli inquirenti -, oltre che per la gravità della situazione, è dunque scattata la carcerazione preventiva, essendosi ritenute inadeguate misure meno afflittive come il divieto di avvicinamento.
Altro servizio sulla Prealpina di domenica 21 agosto.
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