SANITÀ
Visite e degenti: la Quiete aspetta lo sfratto
Venerdì 20, alle 15, in via Dante è atteso l’ufficiale giudiziario. Ma l’attività non si ferma
Resistere, resistere, resistere. A meno di quarantotto ore dal secondo accesso “decisivo” dell’ufficiale giudiziario nella clinica La Quiete - obiettivo: lo sfratto della struttura sanitaria dagli immobili di proprietà del fallimento Ansafin - è questo il motto dei sessanta dipendenti che difendono il loro posto di lavoro.
Difficile dire che cosa succederà venerdì 20 alle 15, quando l’ufficiale giudiziario si presenterà in via Dante per vedere che cosa è stato fatto per obbedire all’ordine di sfratto dopo il rinvio dell’ultimatum dello scorso 9 gennaio (in teoria gli immobili vanno liberati da degenti e apparecchiature). Ma è certo che l’attività della clinica procede in modo regolare, con gli esami diagnostici e le visite nella parte accreditata e con la presenza di degenti in cura nella parte del tutto privata.
E non solo, perché dopo il grande successo delle visite e degli esami gratuiti effettuati dai lavoratori nel loro tempo libero nella settimana dal 9 al 15 gennaio, con l’appoggio della Funzione Pubblica della Cgil (ci sono stati circa cento appuntamenti: 14 visite pediatriche, 16 moc, 10 tecar antalgiche, 45 screening spiro e audiometrici, 14 visite di prevenzione), l’idea è quella di continuare con altre iniziative, e cioè visite “scontate”, nei prossimi giorni, sempre allo scopo di dimostrare l’attaccamento dei lavoratori alla clinica e la loro professionalità.
Nulla di ufficiale, per ora, dato che le nuove iniziative sono allo studio e sono diverse da quelle precedenti, essendo appunto a pagamento. Ma sulla pagina Facebook della casa di cura si trovano già ipotesi di appuntamenti per mercoledì 25 gennaio e per mercoledì 1° febbraio, giorni in cui, sulla base della decisione del Tribunale di Varese, La Quiete dovrebbe essere completamente sigillata.
E qui si torna a domani: tra le ipotesi rispetto a quello che succederà con il nuovo accesso dell’ufficiale giudiziario, c’è naturalmente quella di una ulteriore mediazione. In questo caso a rischiare di più è chiaramente La Quiete Casa di Cura, che, come detto, è una struttura del tutto privata, anche se ospita tuttora degenti il cui trasporto altrove non sarebbe facile, mentre La Quiete Centro Diagnostico può vantare l’accreditamento con la Regione Lombardia e la firma di un contratto provvisorio con lo stesso ente, valido fino al 30 aprile, avvenuta venerdì scorso. A questo proposito l’Ats ha subito precisato che non esiste alcun rapporto di consequenzialità tra la sottoscrizione del contratto e la procedura esecutiva di sfratto. Ed è chiaro che anche esami e visite già prenotati per le prossime settimane e i prossimi mesi potrebbero essere dati in carico a qualcun altro. Ma questo comporterebbe indubbiamente disagi per gli utenti e la speranza dei lavoratori è che la parte del laboratorio sia autorizzata a restare aperta fino alla prossima asta degli immobili, prevista a marzo.
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