PROFUGHI
Vita da rifugiato: pallone e bivacco
Il vicesindaco Daniele Zanzi a colloquio in piazza Repubblica. «Riproporremo loro alcuni lavori socialmente utili»
Al mattino le partite di calcio e di basket nei campetti di piazzale Staffora. Dopo pranzo, il riposo all’ombra dei cipressi di piazza Repubblica, accanto al monumento dei caduti. Sono questi gli appuntamenti fissi per la maggior parte dei profughi ospitati a Varese in attesa del verdetto sul riconoscimento dello status di rifugiato.
Così martedì 26: sfida a calcio, sul fondo duro della piazza, tra squadre da sette, e match nel vicino campetto da pallacanestro con altri dieci giocatori, e altri sei o sette immigrati ai bordi come spettatori. Questo alle dieci del mattino. Una trentina quindi, dalle due del pomeriggio, nell’«oasi» di piazza Repubblica.
Il vicesindaco Daniele Zanzi, che ha la delega alla Sicurezza e alla Polizia locale, è andato a parlarci. In inglese; loro lo masticano abbastanza bene, anche se in una versione non troppo british; Zanzi lo parla in modo fluente. «Mi hanno detto che qui si trovano bene» racconta il vicesindaco. Sono tranquilli, non creano scompiglio. Anche se... «Capisco la signora varesina che vedendosene trenta davanti, prova un certo timore».
Il bivacco in piazza Repubblica non è provocatorio, come alcuni insinuano. «No, fa parte della loro cultura. Quando vado in Africa, penso al Congo o al Senegal, ed esco dall’aeroporto, li vedo in tanti seduti lungo le strade. Aspettano, hanno una mentalità, come dire, fatalista. Ma non sono pericolosi».
L’esponente della giunta Galimberti intende riproporre l’offerta del lavoro socialmente utile. «Abbiamo i cimiteri pieni di erbacce e un appalto per la manutenzione che sarà ad agosto» osserva Zanzi. Come dire: facciamola fare a loro, ai profughi che acconsentono, la pulizia. Si può fare? «Certo che si può». Il vicesindaco fa notare che anche l’amministrazione precedente, di centrodestra, aveva avviato questa formula di collaborazione. I richiedenti asilo ospitati a Varese avevano dipinto le panchine di Villa Toeplitz e curato alcuni piccoli interventi ai Giardini Estensi. «E l’esperienza era stata positiva - commenta Zanzi -. Lo stesso dirigente Marco Roncaglioni, che all’epoca seguì questi lavori socialmente utili, mi ha detto che era rimasto molto soddisfatto. È intenzione del sindaco e della giunta di studiare un sistema per dare l’opportunità a queste persone di fare qualcosa per la comunità che li ospita».
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