«Vogliono cancellare Daverio e Casula»
Varese è città dalla memoria corta?
A giudicare dalla cronaca degli ultimi anni bisognerebbe rispondere sì. Un decennio fa toccò alla medaglia d’oro della Grande Guerra Antonio Gorini sparire dalla circolazione, due anni fa all’ingegnere e architetto Pier Luigi Nervi, adesso potrebbe essere la volta dell’eroe risorgimentale Francesco Daverio e della partigiana Nuccia Casula. Tre scuole del capoluogo per altrettante intitolazioni cancellate con un colpo di spugna. L’iniziativa - presa, pare, in modo autonomo - della dirigente Nicoletta Pizzato che ha indetto un concorso tra gli studenti per dare un nome nuovo al complesso scolastico Daverio-Casula, rischia di bissare il putiferio di un mese fa sulla protesta di alcuni alunni circa il minuto di silenzio per le stragi di Parigi. A giudicare, invece, dalle reazioni delle ultime ore la risposta alla domanda d’apertura andrebbe ribaltata. La dirigente pare aver raccolto molte più proteste che consensi.
Associazione Varese per l’Italia 26 maggio 1849, Istituto per il Risorgimento, Casa Militare Umberto I e diversi docenti dell’Università dell’Insubria hanno fatto sapere a stretto giro di posta la loro contrarietà a un eventuale cambio di denominazione. Tra le voci più autorevoli, quella dello storico e docente al liceo Classico Enzo Laforgia: «Mi pare si tratti di una scelta azzardata e che chiedeva di essere meglio meditata. La più antica istituzione scolastica della città, sorta all’indomani della creazione del Regno d’Italia, si trova inserita in un contesto sintattico e pedagogico di tutto rispetto insieme ai licei Cairoli e Manzoni. E poi la coppia Daverio-Casula va rispettata anche perché mette insieme i due risorgimenti italiani, quelli legati all’Unità e alla Repubblica».
Sulla medesima linea si annuncia Claudia Biraghi, direttrice dell’International Research Center for local Histories and Culturale Diversities all’Università dell’Insubria e la storica del Novecento Daniela Fianchetti, che lancia una proposta: «Personalmente farei come quelle aziende che nel nome mettono la data di fondazione, così da rivendicare la storicità del marchio».
Lancia in resta per Luigi Barion, presidente di Varese per l’Italia («sabato 19 dicembre convocheremo una conferenza stampa in municipio alla presenza di alcuni docenti universitari e della vicenda abbiamo già interessato sindaco, prefetto, dirigenti scolastici regionali») e Margherita Giromini, ex direttrice scolastica che adotta la linea sibillina: «Davanti a una scelta così incomprensibile rimango senza parole, ma saprò usarle al momento giusto».
Ancora più deciso Roberto Gervasini, che per l’occasione torna a vestire i panni radicali del “grillo parlante” di qualche anno fa: «Se necessario scenderemo in piazza e saremo durissimi. Abbiamo anche cominciato a raccogliere le firme per fermare il progetto».
Reazioni più composte dai vertici della scuola e delle istituzioni. Claudio Merletti, dirigente l’Ufficio scolastico territoriale e Paolo Bertocchi, consigliere provinciale delegato all’Istruzione, ammettono di essere stati presi in contropiede dalla notizia che hanno appreso dai giornali e che non ha precedenti nelle vicende storiche locali.
Per Merletti «bisogna andare cauti quando si tratta di proporre denominazioni nuove e cancellare quelle vecchie, che spesso hanno una forte radicalizzazione nel territorio. Per Bertocchi «è giusto coinvolgere il più possibile i ragazzi nella vita dei loro istituti, ma un po’ di cautela in certi casi non guasta».
Eppure basterebbe che gli studenti, invitati a pronunciarsi in busta chiusa entro il 31 dicembre, scrivessero i nomi di Daverio e della Casula. Davanti alla scelta popolare, nessuno avrebbe niente da ridire.
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