LA TRAGEDIA
Varese, il dolore della madre di Lavinia: «Dovevano arrestarlo un anno fa»
Lo sfogo: «Lo psichiatra aveva detto che non era pericoloso. Una settimana dopo l’ha minacciata con un martello»
Esplode tutto il dolore dell’avvocato Marta Criscuolo, moglie di Fabio Limido e madre di Lavinia, entrambi accoltellati ieri, lunedì 6 maggio, da Marco Manfrinati. E la rabbia per quello che si sarebbe potuto fare per scongiurare la tragedia. Con lei, la sorella di Lavinia. «Il pm Grillo aveva chiesto l’arresto, gli è stato dato il divieto di avvicinamento che non serve a nulla, neanche il braccialetto elettronico: non l’arresto e il resto non serve». «Mia figlia era fuggita il 2 luglio e il divieto c’era da un anno, non da due settimane». «Ha tagliato otto volte le gomme a mia figlia, ha spaccato il lunotto termico e il nostro cancello di casa. Era spietato». «Come sta sua figlia? Non me la fanno vedere, è sedata, ma dovrebbe essere fuori pericolo. Abbiamo avvisato tutti che era pericoloso, ma nulla. È una cosa spietata dopo tante denunce, è allucinante».
Aggiunge la sorella di Lavinia: «Non ci sono domande da porre, bisogna solo dire che non siamo state protette abbastanza. Anzi, metto in guardia tutte le donne e le invito ad avere il coraggio di scappare, denunciare e chiedere aiuto».
Continua la madre di Lavinia: «Lo psichiatra ha dichiarato che non era pericoloso, era ben inserito nella società e non era bipolare. Una settimana dopo ha chiamato mia figlia dicendo che l’avrebbe uccisa con un martello, oggetto che poi la polizia ha trovato. Ieri, quando è successo il tutto, non eravamo presenti perché siamo arrivate dopo».
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