IN SCENA
A “BAClassica” due bis per il pianista Louis Lortie
Al Teatro Fratello Sole di Busto Arsizio la sua interpretazione degli Studi di Chopin ha emozionato

Louis Lortie e gli Studi di Chopin hanno scaldato il pubblico del Teatro Fratello Sole, nella sera di martedì 25 febbraio, in uno degli appuntamenti più attesi di questa edizione di “BAClassica”. Era un fuoco sottile, in realtà, che serpeggiava sotto le note divampando all’improvviso più forte per tornare di nuovo a nascondersi, il fuoco di un interprete per il quale la musica è prima di tutto un viaggio interiore. Se c’è un aspetto scenografico negli Studi chopiniani, con le mani che vanno su e giù per la tastiera a raggiungere e superare le vette del virtuosismo, nell’interpretazione del pianista canadese questo aspetto è passato in secondo piano, perché sotto le sue dita gli Studi non avevano nulla di teatrale e nulla di rabbiosamente teso; non sembravano nemmeno particolarmente difficili - invece sono di una difficoltà estrema - nel morbido fluire del fraseggio, nei chiaroscuri delle dinamiche, in un cantabile affascinante per la qualità del legato e la “pronuncia” delle note. Nel recital al Fratello Sole lo si è avvertito non soltanto negli Studi lenti ma anche in quelli più rapidi e drammatici, per esempio negli arpeggi vertiginosi dello Studio op. 10 n. 1 e negli accordi in staccato dello Studio op. 25 n. 4.
Era tutto da ammirare questo Chopin: per la leggerezza sublime degli studi brillanti, la scioltezza nelle micidiali doppie terze dello Studio op. 25 n. 6 e doppie seste nello Studio op. 25 n. 8, per il legato seducente anche laddove le mani scorrono veloci sulla tastiera e ottenere un vero legato è difficile, come nel caso dello Studio op. 25 n. 2. Louis Lortie è uno dei grandi pianisti delle scene mondiali, ma un conto è saperlo un altro è averne la conferma ascoltandolo a pochi metri di distanza mentre affronta senza alcuna apparente fatica pagine tra le più insidiose del repertorio pianistico, tutto concentrato sulla musica e non sulle note, perché le note vengono da sé tale è la sicurezza e la padronanza della tecnica.
Il suo volume di suono è contenuto, motivo per cui pagine come lo Studio op. 10 n. 12 e lo Studio op. 25 n. 10, con le sue roboanti doppie ottave, a primo impatto non hanno scosso l’uditorio. È con un attimo di ritardo che si resta scossi quando si ascolta Lortie, perché nella sua musica c’è un’agitazione nascosta, che passa attraverso una gamma di colori molto varia, marcati contrasti di tempo, un continuo sprofondare nel piano e nel pianissimo a far sentire al pubblico aspetti degli Studi che con interpreti soltanto virtuosi finiscono per restare sullo sfondo.
Anche il primo bis martedì a Busto è stata un’emozione pura, una Prima ballata chopiniana recitata più che declamata, piena di inquietudine più che di certezze. E poi il secondo bis, ancora Chopin, un Notturno op. 9 n. 1 delicatissimo e sussurrato tutto a mezza voce, perché il pubblico si rassegnasse al fatto che il concerto era finito davvero.
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