SOCIETA’ SCHIAPARELLI
A Varese il cielo stellato della Namibia
Installato in Africa il telescopio intitolato a uno dei ragazzi di Furia

Era il 1986 e tutto il mondo inseguiva il passaggio della famosa cometa di Halley. La Società Astronomica Schiaparelli rese possibile, nei primi mesi di quell’anno, l’osservazione della stella a migliaia di persone, non solo all’Osservatorio, ma addirittura organizzando speciali serate osservative all’Ippodromo di Varese. Ma Salvatore Furia, creatore e cuore pulsante dell’Associazione, voleva di più, voleva approfittare del momento per volare verso i cieli australi, bui e remoti, dai quali la cometa che riappare ogni 76 anni avrebbe mostrato tutto il suo splendore.
LA PRIMA SPEDIZIONE
All’epoca il socio Hendrik Feddersen aveva dei parenti a Karibib, Namibia. Furia non ci pensò due volte: accettò l’ospitalità ed organizzò una spedizione scientifica con il contributo del Credito Varesino. E, alla fine di marzo, il gruppo composto da Furia, dal giovane Feddersen, da Paolo Battaini, Augusto Binda e Carla Tamborini atterrarono nello Stato africano. Nei giorni successivi la cometa fu osservata lungamente e furono prodotte meravigliose foto dell’astro e del cielo del sud.
LA SECONDA SPEDIZIONE
Trentasei anni dopo un’altra spedizione schiaparellina solca i deserti namibiani. Questa volta non per osservare una cometa superstar, ma per installare un prezioso telescopio, chiamato “Piergiorgio Ferrante” in onore del suo proprietario, anche lui uno dei “ragazzi di Furia” che visse il sogno dell’Osservatorio in cima al Campo dei Fiori negli anni Ottanta. Negli ultimi mesi il telescopio è stato perfezionato e testato dagli esperti dell’Osservatorio. Non appena le innumerevoli prove hanno dimostrato che tutto il sistema era pronto, il telescopio con tutti gli annessi e connessi – dal peso di più di 400 chili – è stato imballato e spedito verso l’Africa. Destinazione: Hakos Farm, a circa 130 km dalla capitale Windhoek.
LA STAZIONE IN NAMIBIA
Hakos è una stazione osservativa, con annessa struttura ricettiva, posizionata nella Namibia centro-meridionale, in una zona lontana dalle savane del Nord, lontana dall’oceano, ma non troppo distante dalle dune del deserto del Namib. La stagione delle piogge si è appena conclusa, il paesaggio collinare, reso verde dalle precipitazioni, diventerà via via giallo e secco, mano a mano che ci si inoltrerà nella stagione autunnale. Il cielo qui è splendido: di un azzurro intenso durante il giorno, senza nuvole, secco e ventilato. Al tramonto l’orizzonte si tinge di un rosso energico, colorato dalle ceneri del vulcano Tonga, eruttato di recente. E quando il rosso scolora nella notte, appare il cielo stellato in tutta la sua maestosità. Nel deserto della Namibia invece il cielo è rimasto quello che è sempre stato fino alla metà del secolo scorso: un’impressionante tavolozza nera punteggiata di migliaia e migliaia di luci che sfavillano. Gli oggetti celesti bucano l’oscurità e appaiono nella loro magnificenza: le nubi di Magellano, invisibili alle nostre latitudini, sono le galassie satelliti della nostra, la Via Lattea; gli ammassi globulari come Omega Centauri e 47 Tucanae, scrigni di gioielli, visibili a occhio nudo. E ancora galassie e nebulose, osservabili nei minimi particolari già all’oculare grazie all’accuratezza consentita dal telescopio Ferrante.
VERSO IL RITORNO
Qualche giorno ancora, e poi il ritorno a Varese, nel verde primaverile delle Prealpi. Il telescopio voluto e assemblato pezzo dopo pezzo da Piergiorgio rimarrà lì, nel silenzio del deserto, alloggiato in una casetta in muratura col tetto scorrevole. Dal Campo dei Fiori ci si potrà collegare in remoto, muovere e posizionare lo strumento, effettuare foto e ricerche scientifiche. Si aprirà così un periodo di nuove, grandi opportunità per i ricercatori dell’Osservatorio: poter avere un proprio efficientissimo telescopio in una zona così favorevole per le osservazioni astronomiche non è cosa da poco. Si potranno osservare gli oggetti del cielo australe, si potranno continuare e migliorare le ricerche sugli asteroidi e sulle comete, e cominceranno altri progetti di ricerca. E chissà, magari un giorno altri astrofili potranno ritornare per godere del sublime cielo d’Africa.
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