AL MAGA
Abitare secondo Ugo La Pietra

È significativo il titolo della nuova mostra che si è inaugurata al Maga: «Abitare è essere ovunque a casa propria. Opere e ricerche nell’ambiente urbano 1962-2016» racconta il rapporto tra l’uomo e la città secondo l’eclettico Ugo La Pietra.
Curata da Marco Meneguzzo, l’esposizione va oltre i confini del museo, con una installazione vicino alla Biblioteca di Gallarate: un salotto urbano realizzato in pietra leccese.
E poi all’aeroporto di Malpensa ci sono due aree dedicate: alla Porta di Milano l’installazione «Interno/Esterno» - perfetta location per un selfie - riproduce una ambiente domestico al centro del quale però si collocano i binari di uno storico tram; nelle sale vip del Terminal 1, la mostra «Nuova territorialità» propone invece 20 opere pittoriche dell’artista sul tema della città.
Ma tornando al Maga, che cosa si intende per «Abitare è essere ovunque a casa propria»? Lo chiediamo direttamente a Ugo La Pietra, di origini abruzzesi ma milanese di adozione, personaggio poliedrico o, come lui stesso si è sempre definito, «artistoide»: «Nella mia ricerca, sin dagli esordi, ho sempre messo in discussione il rapporto tra l’uomo e la città. A differenza dello spazio domestico e privato in cui vive, la città è sottoposta a una regolamentazione burocratica pressoché incurante dei bisogni del cittadino».
Le reazioni creative a queste norme, le reinvenzioni di frammenti del territorio urbano, costituiscono per La Pietra i gradi di libertà attraverso i quali l’uomo rivendica il suo diritto a vivere gli spazi.
Questa ricerca iniziata negli anni ’60 era fatta sugli altri e per gli altri, si trattava di un’indagine socio-culturale tanto che gli artisti venivano definiti «operatori culturali»: «Partendo dalle persone ho sempre guardato la città e gli individui con gli occhi di un antropologo, traendone suggestioni da decodificare criticamente. Ho avuto il ruolo che, sin dai tempi antichi, era affidato agli intellettuali e proprio come loro non ho privilegiato uno strumento o un linguaggio specifico».
Forse per questo motivo è sempre stato difficile inquadrare La Pietra nel sistema dell’arte come scultore, pittore o video-artista. La Pietra è tutto questo e molto di più e in questa mostra emerge chiaramente.
Ci sono infatti quadri, sculture, video installazioni, opere create collaborando con artigiani, fotografie e interventi grafici suggestivi in cui si riconosce però sempre il suo tratto distintivo, discreto e nel contempo pungente, ironico e beffardo.
La mostra si apre con i lavori degli anni ’60. «In quegli anni scoprivo luoghi dove non c’era un’identità precisa, che io definivo non luoghi perché lì si poteva immaginare, fare un percorso diverso da quello pensato dagli urbanisti, luoghi dove le persone creavano partendo dagli scarti della società dei consumi. Pensiamo ad esempio agli orti urbani, alla catapecchie costruite da chi voleva ritrovare un suo angolo privato in cui coltivare, passare il tempo libero. Le tracce di queste ricerche sono oggi più che mai attualissime, ecco che si riscopre il mio lavoro e che molti altri artisti e creativi cominciano a ripercorrere quelle strade per un arte al servizio del sociale».
Quale deve essere quindi oggi, secondo La Pietra, il ruolo dell’artista? Oppure quale consiglio darebbe a un giovane? «Gli consigliere di smettere di farsi in quattro per poter entrare nel complesso sistema dell’arte. Gli direi di guardarsi intorno per capire come, attraverso il suo lavoro, la sua arte, i suoi interventi creativi, possa migliorare la società, o comunque spingere l’uomo contemporaneo a riflettere su di sé e la società in cui viviamo, con uno spirito critico».
Ugo La Pietra, «Abitare è essere ovunque a casa propria. Opere e ricerche nell’ambiente urbano 1962-2016» - Gallarate, Museo Maga, via De Magri 1, fino al 18 settembre da martedì a venerdì ore 10-18.30, sabato e domenica 11-19, 5/3 euro, 0331.706011.
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