DONNE
Aborto clandestino, dilaga sul web la protesta contro la nuova norma poco «amica» delle donne

Una norma passata senza che (quasi) nessuno se ne accorgesse. Ma ora che donne e associazioni hanno lanciato l’allarme, la protesta sul web dilaga. Parliamo della depenalizzazione dell’aborto clandestino, che ora prevede sanzioni molto più salate per chi vi ricorre. Fino a poco tempo fa l’aborto clandestino era un reato, ma un decreto legislativo del 15 gennaio scorso lo ha depenalizzato insieme a tutta una serie di altri reati. Peccato, però, che contestualmente le sanzioni per le donne che vi ricorrono siano passate da una cifra massima di 51 euro a una che oscilla tra 5 e 10mila euro.
Ad accorgersi della sgradita novità è stato un gruppo di donne (femministe, giornaliste e blogger) che hanno lanciato una protesta su Twitter con l’hashtag >ObiettiamoLaSanzione, subito diventata virale. Tra le promotrici, la vignettista Anarkikka, la giornalista Monica Lanfranco, le blogger Loredana Lipperini e Nadia Somma, la scrittrice Cristina Obber, l’autrice del «Corpo delle donne» Lorella Zanardo. Il lancio è partito dai loro blog e ha mobilitato la rete con la richiesta, al premier Matteo Renzi e al ministro della Salute Beatrice Lorenzin, di rendere applicabile la legge 194 e di ritirare le super-ammende che penalizzano le donne. Il problema, infatti, come è denunciato da tempo, è che l’obiezione di coscienza ha reso difficile il ricorso all’interruzione volontaria di gravidanza in molte regioni e ciò causa un preoccupante ritorno all’aborto clandestino. La sanzione simbolica di 51 euro per chi ricorreva all’aborto clandestino - come spiega l’associazione «Donne in rete contro la violenza» in una lettera-appello a Renzi - aveva lo scopo di «permettere alle donne di denunciare i “cucchiai d’oro” che praticavano le interruzioni illegali e, soprattutto, di andare in ospedale al primo segno di complicazione senza rischiare la denuncia». «L’aborto è una ferita che ti porti dietro per sempre. Poi mi metti pure una multa salata per quello clandestino dopo che la maggior parte dei ginecologi sono obiettori», è l’amaro commento della presidente di Telefono Rosa, Gabriella Carnieri Moscatelli, secondo la quale «contro le donne c’è una campagna organizzata, si stanno facendo passi indietro paurosi. Addirittura il governo dice che non c’è bisogno di una guida al dipartimento per le Pari Opportunità, quando ogni due giorni una donna viene uccisa».
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