LA SCOMPARSA
Addio a Guglielmo Mozzoni
L'architetto cresciuto a Biumo progettò la "Città ideale". Sgarbi: "Il suo sogno all'Expo"

Ha chiuso gli occhi nella sua Milano, la città in cui era nato nel 1915 e per la quale aveva elaborato un progetto che doveva essere un bellissimo sogno. Perché Expo è alle porte e lui voleva esserci, a quell’appuntamento che avrebbe significato non solo aver raggiunto il secolo di vita ma anche consegnare al mondo i disegni della sua Città ideale.
Guglielmo Mozzoni, l’architetto partigiano con il fascino del nobile d’altri tempi, con il cappello spostato sulle ventitré, il sorriso aperto e lo sguardo dolce, dovrà mancare l’appuntamento. Con Expo 2015 e con la sua Varese, dove ha vissuto dalla sua prima giovinezza nella dimora paterna sul colle di Biumo Superiore e che lui considerava "la più bella città del mondo": il suo cuore ha cessato di battere giovedì 31 luglio, mentre nella casa milanese di corso Venezia l’inseparabile compagna di una vita, la moglie Giulia Maria Crespi, e le persone a lui più care gli tenevano la mano.
L’insediamento all’Alberese, l’Automobile Club di Milano, la Casa Zelata a Bereguardo, gli stabilimenti farmaceutici Carlo Erba di Milano e Costantinopoli, il Villaggio antisismico a Lusevera in Friuli, la Sfera ad Abudabi sono solo alcuni dei suoi avveniristici progetti, cui si affianca, negli ultimi anni, il recupero conservativo dell’Abbazia benedettina di San Fruttuoso, di proprietà del Fai. Solo la sua "Città ideale", apprezzatissima a Tokyo e Pechino, in Italia non è stata compresa. Un’incomprensione "gravissima" secondo lo storiografo varesino Luigi Zanzi, che di lui ricorda la volontà di "opporsi fermamente ai grandi grattacieli e poi le sue doti di disegnatore e illustratore. E ancora la sua passione per i cavalli, la caccia e per tutto quanto era natura". Versatilità è dunque il leitmotiv dell’esistenza di questo eroe anti-eroe, il "signor Tenente" protagonista della seconda guerra mondiale non solo come bravo soldato ma anche come strenuo difensore nella lotta partigiana per la Resistenza.
È così che lo chiamava anche Vittorio Sgarbi, il critico e storico dell’arte più volte in visita a Villa Mozzoni, inesorabilmente attratto dalla sua "gioia di vivere e dal suo temperamento allegro e solare. Era un uomo buono e intelligente, un vero amico". Ma più di tutto c’è quel suo ultimo sogno, quella "Città ideale" che non sarà un "momento che sfugge con lui". Perché Sgarbi, ambasciatore per le Belle Arti a Expo 2015, farà rivivere la grande sfera ideata da Mozzoni. Promette infatti il critico: "Sicuramente farò in modo che il progetto sia esposto, in omaggio e a memoria di questa grande persona".
Un uomo che ha fatto tutto a rovescio, come il suo "Arco rovescio", il grande albero tecnologico a sostegno della torre di Pisa gratificato col prestigioso premio di architettura "Trevi Flafsh Art Museum".
Il segreto dell’architetto Mozzoni, il "signore di Biumo", sta proprio in questo: aver saputo giocare con lo scorrere degli anni restituendo al passare del tempo un entusiasmo e una modernità sempre maggiori. Un uomo semplice, anche se la sua splendida dimora varesina è nota come la "Villa delle 40 colonne". Un uomo che, se anche non finirà sui libri di storia pur avendo creduto e fatto tanto per inventarsi il mondo, di sé lascia il ricordo "di una persona di grande valore, di enorme spessore umano e nondimeno di trascinante simpatia" come lo ricorda il sindaco Attilio Fontana, che lo vedeva frequentare casa, ancora bambino, quando l’architetto andava a trovare suo padre Elio.
Venerdì 1 agosto il "signor Tenente" tornerà a Varese: da Villa Mozzoni sabato 2 agosto alle 14.15 circa partirà il corteo funebre, che lo accompagnerà alla Chiesa di San Giorgio per l’ultimo saluto.
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