IL FENOMENO
Minilepri: è un’invasione infinita
Dai parchi si spingono sempre più verso Busto Arsizio: gli avvistamenti

È notte. L’ultimo insonne va a letto e la marea del traffico si ritira in silenzio. È allora, solo allora, che per strada comincia il movimento. È un viavai diverso da quello automobilistico: un’ombra guizza di qua, un’altra la insegue. Fughe rapide e furtive di creature minute, che fra Castellanza e la Boschessa non sono più eccezioni solitarie al grigio della città: le minilepri si fanno l’un l’altra una vivace, selvaggia compagnia, e nel paesaggio urbano, quando cala il buio, ormai se ne aggirano a decine, senza grosse remore nei confronti dell’uomo e del suo regno d’asfalto. O forse, al contrario, è chi guida su via Morelli nel cuore della notte ad aggirarsi clandestinamente nel regno delle minilepri, visto che il parco del Roccolo – probabile epicentro di questa invasione silenziosa – accoglie da anni, suo malgrado, il proliferare di questa specie infestante.
CAMPI A RISCHIO
Non che i conigli selvatici travestiti da leprotti siano in sé pericolosi per gli esseri umani. Ma questi graziosi animaletti sono una vera e propria piaga per gli agricoltori, come testimoniato da una delle segnalazioni più recenti, quando «Tg Prealpina» ha intervistato il vivaista Gianluigi Pargoletti e l’agricoltore Luca Rossoni, attivi nel Parco Alto Milanese vicino all’accesso di Borsano. In quell’occasione, i due lanciavano l’allarme su raccolti da buttare, con le cortecce strappate via e le radici rosicchiate, terreni erosi e resi cavi dalle tane, fino ad arrivare agli impianti di irrigazione sbocconcellati.
MIGLIAIA ESEMPLARI
Secondo alcuni agricoltori locali, la popolazione di conigli selvatici nel Pam sarebbe di circa 20mila esemplari. Ma il presidente del Parco, Flavio Castiglioni, riporta un numero più ridotto, tra i 3500 e i 4000, delineando una presenza che non avrebbe subito variazioni dal 2021.
Di certo c’è il fatto che si tratta di una tortura per chi coltiva di mestiere, e che aveva indotto qualche ignoto, già a inizio 2020, a posizionare trappole non approvate dai gestori del Parco e in cui avevano trovato la morte soprattutto specie diverse dalle minilepri.
Originari del Nord America, introdotti in Italia più che altro a fini di caccia, questi animali figliano fino a 4 volte l’anno, partorendo in media 5 figli per volta dopo una gestazione di meno di un mese.
PADRONI DELL’ASFALTO
E se un’area naturale come questa (che si estende per circa 360 ettari) non era preparata alla calata fulminea e incontrollabile di questi, figurarsi se poteva esserlo il più ristretto parco del Roccolo, dove è presumibile che le minilepri non siano più soddisfatte dello spazio vitale a loro disposizione.
È per questo che sul nodo tra via Morelli, via del Roccolo e via Castellanza, al passaggio di un’auto alle 3 del mattino, le si vede chiaramente saltellare a zig-zag sulla carreggiata, non solo ripiegando verso il parco, ma anche trovando rifugio nel verde della rotonda: un segnale inequivocabile di come le minilepi si stiano appropriando anche delle piccole aree verdi urbane, perfettamente a proprio agio fra le ombre di Busto Arsizio. Quanto passerò prima che si addentrino anche in Sant’Edoardo, e da lì al resto della città?
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