IL LUTTO
Addio a Nanni Svampa
S’è spento a Varese il grande artista a tutto tondo che rilanciò il dialetto, la canzone d’autore e l’ironia come armi contro il nichilismo

Nanni Svampa è morto nella sua seconda terra. L’artista poliedrico, nato a Milano il 28 febbraio 1938 nell’allora popolare zona di Porta Venezia, sfollato durante la Seconda guerra mondiale a Porto Valtravaglia, laureato alla Bocconi forse soprattutto per poter scrivere “Io vado in banca”, scompigliò l’austero mondo della canzone d’autore traducendo Georges Brassens in dialetto milanese e restituendo proprio al dialetto la dignità culturale che merita il linguaggio secolare della tradizione popolare, s’è spento nella tarda serata di ieri, sabato 26 agosto, nella sua Varese, all’ospedale di Circolo. Era malato da tempo.
Il suo eclettismo lo portò a svariare anche nei generi artistici: musicista, paroliere, attore teatrale e televisivo, cabarettista tra i primi a intuire l’evoluzione in chiave intimista del varietà (coi Soliti Idioti prima e coi Gufi poi e col compagno d’arte Lino Patruno).
Cresciuto e vissuto accanto alla ventata letteraria novecentesca fiorita nel Luinese (Vittorio Sereni e Piero Chiara ma anche Dario Fo) e alla verve comica verbanese (il lavenese Renato Pozzetto e più tardi il luinese Francesco Salvi ma anche Enzo Iacchetti e Massimo Boldi), fu proprio Svampa a porre la distinzione dell’apertura culturale dei due laghi vicini eppure lontani: il Lago Maggiore e il Lago di Como: dal primo - sosteneva con l’ironia sospesa tra scherno derbistico e verità - «sono venuti fiori di comici, dal Lario solo Memo Remigi» (per altro legatissimo a Varese...). Anche se poi il suo erede nominato sul campo nel suo "I miei primi 70 anni", è proprio un laghée d'origini monzesi, ossia Davide Bernasconi, in arte Van de Sfroos.
La sua autoironia («sono il peggior chitarrista della Val Padana», così si schermiva spesso in apertura dei suoi concerti-lezioni), la sua capacità di restituire eleganza musicale e raffinatezza comica a situazioni di vita altrimenti destinate alla banalizzazione della cronaca e alla risata da trivio (il Gorilla scappato dal circo ma anche l’ombelico della moglie del vigile...), la sua profondissima umiltà tratta dalla vita della casa di ringhiera e della solo apparente quiete lacustre, ne hanno fatto un pilastro della cultura italiana del Novecento. Un “campione” di cui Varese, città dalla quale Nanni Svampa ha spiccato il volo più misterioso, gli sarà grata per sempre.
Servizi sulla Prealpina del Lunedì del 28 agosto.
Link collegato: I miei primi 70 anni
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