GALLARATE IN LUTTO
Addio Bartoli, una vita dal Carroccio al rugby
Era stato consigliere regionale e segretario cittadino della Lega. Funerali a Cardano

Dopo aver lottato con grande coraggio contro un male incurabile, se n’è andato il 10 giugno all’ospedale di Busto Arsizio Claudio Bartoli, 56 anni, presidente del Malpensa Rugby e personaggio molto conosciuto in città. Entrato nella Lega Nord negli anni Novanta, nel momento di massimo fulgore del partito, era stato segretario cittadino e consigliere regionale. Poi aveva fondato insieme all’allora sindaco Angelo Luini e all’assessore Carmelo Todoverto il gruppo di Vivi Gallarate che aveva ottenuto un buon successo alle elezioni del 1997. Dal punto di vista professionale si occupava di amministrazione di condomini con ufficio in viale Milano. Da circa un anno abitava a Cardano al Campo; lascia la moglie Lorena Di Silvio e i due figli Matteo di 16 e Luca di 11 anni. I funerali lunedì 12 alle 15 nella chiesa del Cuoricino a Cardano in via Verdi (alle 14.30 rosario).
Claudio era un ragazzo d’altri tempi, di quelli che credono che esista ancora un’etica e una morale da seguire e da rispettare. Lui era fatto così. Ma sono anni difficili quelli attuali. Si arrabbiava - e parecchio - quando vedeva trionfare la falsità e i torti. Si impegnava al massimo, invece, per far trionfare i valori di lealtà e di giustizia. Non è retorica, la sua vita è lì a dimostrarlo. Forse proprio per questo aveva scelto il mondo sportivo - in particolare quello del rugby - dopo lunghi anni di militanza politica. Di quel periodo è facile ricordare lui che crede negli ideali della Lega, s’impegna, spera che sia finalmente arrivato il momento di voltare pagina dopo gli anni di Tangentopoli. Si butta anima e corpo in questa avventura e contribuisce alla vittoria di Angelo Luini nel 1993 con il Carroccio che supera agevolmente il 50 per cento. Sono stagioni di grandi successi ma pure di amarezza perché diventa difficile per Claudio accettare la disciplina di partito che in alcuni casi impone scelte contro il buon senso. Per questo decide di uscire dalla Lega e fonda Vivi Gallarate che, poi, con alterne fortune diventa Vivi Lombardia. Quando si rende conto che la politica come la intende lui è passata di moda, lascia perdere. S’impegna, comunque, in campo sociale e trova finalmente il rugby, sport tradizionalmente basato su forti principi di lealtà e rispetto, come nuovo ambito d’azione. Da presidente contribuisce in maniera determinante alla nascita della società sportiva che approda a Gallarate. Crede in questa nuova avventura e vorrebbe dare concreta realizzazione al suo sogno di creare una specie di cittadella intorno allo stadio delle Azalee per allargare sempre più l’amicizia delle persone e per far crescere i giovani in un ambiente sano. Purtroppo la burocrazia e la polemica impediscono che questa grande idea possa trovare realizzazione. Ma sembra di vederlo ancora con le cartine in mano del maxi progetto a spiegare quale sarebbe stato il futuro. Poi, purtroppo, arriva la malattia che lo fiacca nel fisico ma non nella volontà. Lotta come un leone e rimane vigile fino alla fine, quasi a voler dimostrare che anche nei momenti più difficili non bisogna mai arrendersi. Ecco questo è l’insegnamento che lascia a tutti quelli che l’hanno conosciuto e gli hanno voluto bene.
© Riproduzione Riservata