IL LUTTO
Anastasi, lunedì l'addio
Si è spento a 71 anni il campione del calcio azzurro anni settanta e idolo del Varese, che nel 1967 con lui in campo conquistò la massima serie

Lutto nel mondo del calcio italiano e cittadino: è morto all'ospedale di Circolo di Varese, nella serata di venerdì 17 gennaio, Pietro Anastasi: aveva 71 anni (era nato a Catanoa il 7 aprile 1948), è stato stroncato dalla Sla, la sindrome "maladetta" contro la quale combatteva da alcuni mesi e che tanto dolore ha provocato nel mondo dello sport.
Dopo gli esordi nella sua città natale, il debutto giovanissimo nella Massiminiana, era stato portato a Varese diciottenne, dall'allora direttore sportivo Alfredo Casati, che lo vide giocare quasi per caso e il giorno stesso gli fece firmare il contratto per il grande salto dalla Sicilia al biancorosso. Primo anno in serie B, secondo nella massima serie, raggiunta anche grazie ai suoi 6 gol. Nel camopionato successivo la vera consacrazione: il Varese di Bruno Arcari, con in campo campioni come Armando Picchi, Maroso e Sogliano, fu protagonista di una stagione da favola, chiudendo al settimo posto imbattuto in casa, miglior piazzamento della storia biancorossa. Con la chicca di quello storico 4 febbraio 1968, quando a Masnago arrivò la Juventus e il tabellino finale della gara disse 5-0 per i padroni di casa, con tripletta proprio di Pietruzzo.
Il quale, a fine stagione (chiusa con 11 reti personali), spiccò il balzo verso il calcio d'élite finendo proprio in bianconero. A Torino visse otto splendidi anni coronati da tre scudetti e impreziositi dal lungo, inevitabile rapporto anche con la Nazionale (25 presenze e 8 gol): in azzurro conquistò il trionfo agli Europei del 1968, ma la sua storia con l'Italia si chiuse con l'amarezza dei Mondiali 1974 dove la squadra di Valcareggi uscì anzitempo, eliminata da Argentina e Polonia. Dopo la rassegna iridata di Germania disputò una sola gara in nazionale.
Poi passò all'Inter (lo storico scambio nel 1976 con Roberto Boninsegna), tre anni ad Ascoli e la chiusura della carriera oltreconfine, a Lugano. Il ritiro nel 1982, a 34 anni, con il definitivo ritorno a Varese, per oltre mezzo secolo la sua seconda patria (qui aveva conosciuto ragazzo la futura moglie Anna, con la quale ha avuto due figli). In biancorosso ha vissuto le sue esperienze da allenatore nel settore giovanile (è stato anche apprezzato commentatore televisivo di calcio), qui è rimasto quasi fino alla fine, vero idolo di una città che, a dispetto dell'oltre mezzo secolo trascorso, ancora si commuove al ricordo delle sue ubriacanti volate sulle fasce e dei suoi gol.
Di una città dove sono tantissimi i bar, negozi e locali pubblici in cui campeggiano ancor oggi foto (naturalmente autografate) di Pietruzzo. Che meno di due anni fa, quando festeggiò i 70 anni, apparve ancora sorridente al centro del prato del Franco Ossola per essere premiato, guarda caso, con una maglia biancorossa col suo nome e il numero 9 sulle spalle. Un motivo di tristezza, per Anastasi, le traversie che l'anno scorso hanno portato all'ennesimo fallimento della società erede del "suo" Varese.
Ora ci ha lasciato. E in tanti in città da oggi si sentono più soli.
Tanti che avranno un'ultima occasione di tributare il dovuto omaggio al campione e all'uomo: il funerale è stato fissato per lunedì 20, alle 15.30, nella basilica di San Vittore. Prima, nella giornata di domani, domenica 19, i varesini (e non solo loro) potranno salutare Pietro Anastasi nella camera ardente che sarà allestita dalle 10 a Palazzo Estense. E già da oggi, dalle 13.30 alle 18.30, la salma sarà esposta nella sala del commiato delle onoranze funebri Sant'Ambrogio, in via Mulini Grassi.
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