IN TRIBUNALE
«Adilma poi avrebbe ucciso anche noi»
Delitto di Parabiago: parlano i genitori di Fabio Ravasio

La decisione del gup Veronica Giacoia era quasi scontata, ma i genitori di Fabio Ravasio non erano tranquilli. «Vuoi vedere che l’unica eccezione alla regola siamo proprio noi», ha confidato Mario prima di entrare nell’aula dell’udienza a porte chiuse. Per avere la certezza che il giudice respingesse la richiesta di rito abbreviato avanzata da Adilma Pereira Carneiro è bastato guardare il volto di Annamaria Trentarossi uscendo subito dopo la lettura dell’ordinanza: l’ottantaduenne, commossa, ha abbracciato l’avvocato Barbara D’Ottavio e tra le lacrime le ha detto «sono felice». Dunque anche Adilma, il figlio Igor Benedito, il meccanico di famiglia Fabio Oliva e il coniuge Marcello Trifone il 27 gennaio compariranno davanti alla corte d’assise presieduta da Giuseppe Fazio con l’accusa di concorso in omicidio aggravato (anche) dalla premeditazione. Coimputati Massimo Ferretti, amante di Adilma da un anno, Fabio Lavezzo (fidanzato della figlia Ariane), Mirko Piazza (amico fraterno di Ferretti) e Mohammed Dhaibi.
TUTTI MORTI
Sono tutte più che ovvie le ragioni del rancore che Annamaria Trentarossi nutre verso la brasiliana accusata di aver architettato l’omicidio di Fabio, ma quella che non digerisce è il ritardo con cui Adilma li avvisò dell’incidente. «Dopo dieci ore», ripete sempre l’ottantaduenne». Anche ieri, commentando la decisione del gup con gli avvocati D’Ottavio e Francesco Camilletti, lo diceva: «Ci ha tolto la possibilità di dargli un saluto e mentre lui era in sala operatoria lei e gli altri facevano sparire la Opel». Alle 5 del mattino del 10 agosto la quarantanovenne avvertì i Ravasio della tragedia e si offrì di andarli a prendere in montagna. «Aveva in mente di uccidere anche noi». Comunque ci andò il nipote.
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