CRISI DEL CENTRO
Affitti alti, i negozi chiudono
Per 110 metri quadrati si spendono 3.500 euro al mese. Lo scenario

«Con affitti così alti, rimanere aperti è sempre più difficile». Un grido d’allarme arriva dal cuore di Gallarate. Negli ultimi mesi del 2016 ha chiuso il Potus, uno dei locali più gettonati della movida del sabato sera. A far arrivare un’altra preoccupazione in tal senso è il Gran Caffè Due Galli, in via Mazzini. Una conduzione familiare che, dopo anni, potrebbe arrivare ad arrendersi. «Oltre al bar gestiamo anche un negozio di abbigliamento qui accanto che chiuderà a breve». Le attenzioni sono andate tutte sul locale. «L’affitto è davvero troppo alto, se il proprietario non ci viene incontro saremo costretti a chiudere».
Le medie delle richieste per uno spazio di 110 metri quadrati nell’area storica, raggiungono anche cifre che superano i 3.500 euro al mese. Un salasso insostenibile in un’epoca in cui arrivare a far quadrare i conti è sempre più difficile. Proprio in questi primi venti giorni dell’anno il bollettino medico del commercio non sembra incoraggiante. Oltre a Sisley e Benetton, in chiusura per decisione aziendale, hanno interrotto la loro attività il parrucchiere, l’estetista (ma in questo caso la titolare Enza Guarnera è andata in pensione) e un negozio esotico in via San Giovanni Bosco, a cui si aggiunge il negozio di biancheria La Gatta Matta. Ma è davvero soltanto colpa degli affitti? I proprietari degli immobili sono i principali responsabili di questa crisi commerciale a Gallarate?
A dare un quadro più approfondito ci ha provato anche Luca Filiberti, agente immobiliare, che ha aperto il raggio dell’analisi, con una conferma delle premesse. «Chiedere certe cifre, oggi, significa tenere le saracinesche abbassate». Una conclusione che dovrebbe avere come conseguenza l’abbassamento delle tariffe. Ma non sempre questo accade. «Negli anni l’investimento per gli immobili è stato ammortizzato, così oggi alcuni proprietari preferiscono tenere il negozio chiuso che sedersi a trattare», spiega Filiberti. «Sono convinti che prima o poi arriverà qualcuno che dia quanto richiesto». Ovviamente non si può imporre una tariffa fissa, ma questo non può che penalizzare. A condizionare, troppo spesso, il buon esito di un’attività, è anche l’approccio imprenditoriale. «Troppo spesso si decide di aprire un negozio senza avere fatto un minimo piano dei costi. Anche quando ci si trova nelle condizioni di poter investire grandi cifre per crescere, ci si ritrova a chiudere in pari o con poco guadagno», prosegue.
«Ma allo stesso tempo se non ci fossero questi investimenti le perdite sarebbero grandissime, tanto da chiudere». Il commercio non può più permettersi di stare ad aspettare. E i proprietari chiedono agli esercenti i soldi che devono però essere investiti per poter rimanere al passo coi tempi e guadagnare quel che dovrebbe servire per pagare l’affitto e vivere.
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