CARABINIERI
Le testimonianze e le telecamere nascoste. Venerdì l’interrogatorio
Ragazze palpate agli allenamenti: le immagini rafforzano le accuse nei confronti del coach. Il precedente e l’assoluzione

Telecamere nascoste. In palestra e anche in oratorio. Le immagini che hanno catturato supportano in maniera importante le accuse di violenza sessuale, già formulate dalle vittime con le loro testimonianze, che hanno portato all’arresto di un allenatore di pallavolo di 53 anni. L’interrogatorio di garanzia avverrà venerdì 28 febbraio nel carcere dei Miogni dove è detenuto: Sarà interrogato dal gip Marcello Buffa.
IL CORAGGIO DI UNA RAGAZZINA
Ma a far partire l’indagine dei carabinieri della compagnia di Varese è stato soprattutto il coraggio di una ragazzina che, dopo essersi confidata con la mamma, ha deciso di denunciare l’allenatore della sua squadra di volley. L’accusa si basa, oltre che sul racconto dell’adolescente - che ha dichiarato di essere stata costretta a subire i palpeggiamenti, anche nelle parti intime, sia durante gli allenamenti sia sull’auto con cui a volte lui la riaccompagnava a casa -, su quelli di alcune sue compagne e, appunto, sulle immagini riprese dalle telecamere.
IL PRECEDENTE E L’ASSOLUZIONE
Un’accusa da cui l’uomo, commerciante, si è già dovuto difendere negli anni scorsi, in un processo che lo ha visto imputato di abusi su due ragazzine, una cliente del suo negozio, l’altra una vicina di casa. Un procedimento penale che si è però concluso, nel luglio del 2022, con l’assoluzione del negoziante, che anche all’epoca dei primi episodi contestati - ma alla fine non provati - tra il 2012 e il 2016, aveva come hobby quello di allenare una squadra femminile di pallavolo, ma in un altro paese (tanto che giocatrici e dirigenti furono ascoltati come testimoni nel corso della lunga istruttoria).
SETTE GIOVANISSIME VITTIME
Stando all’ordinanza di custodia cautelare in carcere firmata dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Varese Marcello Buffa su richiesta del pubblico ministero Carlo Bray, sono almeno sette le ragazze, di età compresa tra 13 e 16 anni, indicate come “persone offese” dal reato.
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