ROMA
Amedeo Nazzari "dimenticato". Figlia, "un grande dolore"

(ANSA) - ROMA, 01 DIC - Incarnazione dell'eroe popolare con
film come Luciano Serra pilota (1938) o la cena delle beffe
(1942), stella amatissima dal pubblico per oltre 80 film, da
Ginevra degli Almieri (1935) a Melodrammore (1978). Ci lasciava
40 anni fa, Amedeo Carlo Leone Buffa in arte Amedeo Nazzari,
scomparso a 71 anni il 5 novembre 1979. Un anniversario che i
grandi festival italiani non hanno pensato di ricordare: "Non
posso dire che mi abbia sorpreso - dice all'ANSA la figlia
dell'attore, Evelina Nazzari, che ha seguito il padre e la
madre, l'attrice Irene Genna, sul percorso della recitazione -.
Purtroppo non si fa molto per stimolare il ricordo, è un vizio
italiano. Ma il timore che papà venga dimenticato è bruciante".
Nazzari ha regalato intense prove d'attore, da Il bandito di
Lattuada (1946) a Processo alla città di Zampa (1952), e ha
attraversato tutti i generi (dai melò di Matarazzo a commedie
come il Gaucho di Risi o a polar come Il clan dei siciliani). Un
uomo e un artista tanto dotato di charme quanto di autoironia,
come aveva magistralmente dimostrato nel ritratto della stella
Alberto Lazzari in Le notti di Cabiria di Fellini (1957).
Proprio per rendergli omaggio viene rieditato il libro di
Evelina Nazzari, Amedeo Buffa in arte Nazzari (Ed. Sabinae)
uscito dieci anni fa. Un diario fotografico dell'archivio di
famiglia, tra quotidiano, percorso professionale, momenti più
intimi. "Temevo di non saper scrivere poi in realtà grazie a
questo libro la scrittura è diventata una grande passione -
spiega Evelina Nazzari, che firma il volume con il nome
all'anagrafe, Maria Evelina Buffa -. Qui sono partita dalle
foto e ho raccontato quello che mi veniva in mente". Un viaggio
"anche un po' doloroso, perché papà è andato via quando avevo
21 anni, il nostro rapporto allora stava sbocciando". Evelina
Nazzari, troverebbe "bellissimo se papà venisse ricordato con
il restauro di uno dei suoi film, o un ciclo dei suoi titoli più
belli. Da opere meno conosciute come la commedia Dopo
divorzieremo (1940) a Il bandito di Lattuada, "che è stato
riproposto da poco, come omaggio, dal cineclub romano
Alphaville... la sala era piccola... ma piena". (ANSA).
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