Anneke Orlandini nell’élite mondiale
La giovane varesina nelle azzurre che hanno vinto i Mondiali Divisione I - Gruppo B

Sabato scorso ad Asiago l’Italia femminile di hockey ha vinto i Mondiali di Divisione I – Gruppo B conquistando la promozione nella Divisione I – Gruppo A dopo 18 anni dall’ultima volta. Questo significa che nell’appuntamento iridato del prossimo anno le azzurre si troveranno a sfidare alcune delle nazionali più forti al mondo come Austria, Norvegia, Ungheria, Slovacchia e Danimarca. A far parte della squadra capace di questa impresa è la giovane varesina Anneke Orlandini. Classe 1996, ha iniziato a giocare ad hockey sul ghiaccio del Palalbani ed è proprio lì che è cominciata la sua brillante carriera da difensore: «È stata un’emozione enorme e faccio ancora fatica a realizzare che siamo riuscite a metterci al collo la medaglia d’oro e ad entrare nell’élite delle nazionali femminili – spiega -. Il ringraziamento va ai miei genitori che mi hanno sempre supportata, a tutte le compagne con le quali ho vissuto un’esperienza meravigliosa e al calorosissimo pubblico di Asiago». Il percorso dell’Italia non è stato tutto in discesa, anzi. Dopo le vittorie contro Lettonia, Kazakistan e Polonia e la sconfitta un po’ bugiarda contro la Corea del Sud (le coreane hanno partecipato alle recenti Olimpiadi Invernali di PyeongChang insieme a giocatrici della Corea del Nord), le azzurre hanno dovuto sudare le proverbiali sette camicie per avere ragione di misura (1-0) di una Cina mai doma e festeggiare il titolo. «Siamo una nazionale giovanissima e con un’età media di soli 22 anni, ma abbiamo dimostrato determinazione e umiltà – continua l’atleta di papà italiano e di mamma olandese -. Avevamo potenzialità per fare bene, ma quasi nessuno si sarebbe aspettato un risultato così importante. Il segreto è stato uno solo: la compattezza di un gruppo che ha sempre guardato nella stessa direzione con grande grinta e voglia di lavorare. Durante il primo allenamento tutte insieme poco prima del via dei Mondiali è scattato quel qualcosa in più e in quel momento ho avuto la sensazione che potessimo farcela». L’Italia, dunque, ha sopperito con la coesione ad una conoscenza reciproca tra giocatrici che si è dovuta affinare a competizione già iniziata. «Purtroppo non abbiamo avuto modo di svolgere raduni e disputare amichevoli e mi auguro che, in vista dei prossimi Mondiali, la Federazione si adoperi per darci più tempo per lavorare insieme e programmi eventi che ci permettano di arrivare all’appuntamento clou più preparate – aggiunge l’ormai veterana Orlandini, che ha vestito l’azzurro in sei manifestazioni iridate con la nazionale maggiore -. Per il bene dell’hockey italiano, che comunque vedo in crescita, sarebbe utile seguire l’esempio della Cina che ha attuato una sorta di collaborazione con gli Stati Uniti. Alcune atlete cinesi hanno la possibilità di partecipare al campionato nordamericano e, così facendo, il livello di esperienza di ognuna di loro si alza notevolmente e l’intero movimento ne trae beneficio». Non a caso, dopo il settore giovanile tra Varese e Lugano e tre stagioni a Bolzano in IHLW, Anneke ha accettato l’offerta del Lugano Ladies dove riesce a giocare da professionista e a frequentare il secondo anno di Ingegneria Meccanica: «Mi trovo molto bene e rimarrò qui sicuramente anche l’anno prossimo. Abbiamo perso la finale scudetto contro Zurigo, ma proveremo a rifarci presto. Per ora non ho in programma di tornare giocare in Italia, ma rimango sempre legata a Varese e appena posso torno su quella pista dove ho imparato a pattinare».
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