IL PERSONAGGIO
Albanese racconta al Maga il suo debutto da scrittore
L’attore in veste di autore ha presentato il suo primo libro “La strada giovane“, che narra il viaggio di un 22enne di ritorno a casa dopo l’armistizio

C’è un filo che collega Antonio Albanese al Maga. Non solo perché nella serata di ieri, sabato 12 aprile, la Sala Arazzi del museo di Gallarate ha ospitato l’artista che ha presentato, davanti a 400 persone, il suo libro “La strada giovane“, edito Feltrinelli. Ma anche per la passione per l’arte, anche contemporanea, che Albanese ha dichiarato mostrando apprezzamento per il luogo e visitando, dopo la presentazione e il firmacopie, l’esposizione inaugurata poche ore prima “Atto Unico“, che celebra i 75 anni del Premio nazionale arti visive Città di Gallarate.
LA SERATA
«Ci hanno fatto un piacere immenso - commenta l’assessora alla Cultura di Gallarate Claudia Mazzetti - i complimenti che Antonio Albanese ci ha fatto per gli artisti le cui opere sono esposte, per la realtà che è il Maga e per la lungimiranza rappresentata dal Premio Città di Gallarate». E ha fatto altrettanto piacere notare come Albanese, la cui presentazione letteraria era inserita nel progetto Duemilalibri off, che l’assessorato alla cultura propone come prosieguo della rassegna Duemilalibri, portando avanti grandi momenti di letteratura in collaborazione con la libreria gallaratese Biblos Mondadori, si sia donato al pubblico. Parlando non solo del suo libro, ma anche di alcuni dei personaggi che l’hanno reso famoso, dimostrandosi molto coinvolto nella serata. A partire dalla storia che racconta in questo suo primo romanzo, ispirata a quella dello zio, e che narra di un ragazzo che, dopo l’armistizio dell’8 settembre, è catturato e portato in un campo di prigionia in Austria come internato militare italiano. «Una situazione - ha sottolineato Albanese - che ha riguardato tanti giovani, circa 700.000, dopo l’armistizio, che sono stati abbandonati da tutto e da tutti». E una storia che Albanese sentiva il bisogno di raccontare da anni e che ha dovuto scavare in profondità per scrivere partendo da quelle poche parole, le uniche tra il dolore, che quel ragazzo non voleva quasi ricordare: il suo essere scappato e sopravvissuto mangiando lumache e bevendo negli stagni per ritornare al paesello. «Nel tempo ho iniziato a elaborare questa storia - ha detto Albanese - a informarmi, leggere, guardare, osservare, ascoltare anche altri abbandonati: era una sorta di desiderio enorme raccontare di questo giovane di 22 anni che riesce ad affrontare fame, sete, ma soprattutto la paura quella vera e raggiungere il suo amore, il suo paesello».
IL BILANCIO
L’incontro con Albanese è stato definito dall’assessore Mazzetti un momento molto importante in una giornata di cultura in cui «Gallarate ha tirato fuori anche le sue grandissime potenzialità».
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