CORONAVIRUS
Medico di base ai tempi del virus

«Ci sono tutti gli altri pazienti e le altre malattie, con l’emergenza coronavirus è davvero più complicato, ma non dobbiamo perdere la calma...».
Aurelio Sessa è un medico di famiglia con una lunga esperienza. La situazione che tutti stiamo vivendo è molto complicata e si ripercuote sui primi professionisti della salute che hanno contatto con i cittadini. «Pazienti che rimangono tali, che sono tanti e che continuano ad avere i loro problemi e le loro patologie, acuite dalla inevitabile preoccupazione per il coronavirus». Perché se è vero che nei primi giorni della diffusione c’è stato un precipitarsi in ospedale, la situazione si è modificata con il passare dei giorni e con l’aumento delle disposizioni ministeriali e regionali.
«Tutti devono fare la loro parte, anche i cittadini ma soprattutto chi fa il medico al quale il paziente si rivolge chiedendo risposte e rassicurazioni - spiega Sessa -. Dobbiamo essere noi i primi a essere sereni rispetto a quanto sta avvenendo, sereni e preparati, senza sottovalutare nulla».
Due le telefonate più preoccupanti ricevute ieri dal dottor Sessa, sul fronte Covid-19. Una di una giovane della Valceresio la cui collega, che lavora nello stesso ufficio, è in quarantena domiciliare. L’altra di un uomo - che lavora fuori dal territorio - il cui collega ha la moglie con il coronavirus. Il marito è sotto osservazione ma senza alcun sintomo. «Le domande sono state quasi fotocopia: come ci dobbiamo comportare? E la risposta è identica: se non si hanno sintomi particolari non bisogna temere...».
Spiegazioni dettagliate, domande precise. Una scheda per il triage telefonico dei pazienti. In serata, la notizia che due anziani sono ricoverati per sospetta polmonite, uno in terapia intensiva. La preoccupazione sale. Ci sono anche tutte le patologie del periodo a rendere caotica la situazione. «L’influenza non è finita, i tamponi per la tipica infezione di stagione, si fanno ancora, circa uno al giorno», dice Sessa che è appunto uno dei medici sentinella per l’influenza tradizionale sul territorio provinciale. «In ambulatorio abbiamo una accettazione diversa per chi si presenta con sintomi respiratori, c’è una saletta a parte e chi manifesta una sintomatologia influenzale viene subito visitato in una sala a parte, ma oggi (ieri, ndr) non si è arrivato nessuno, i pazienti hanno chiamato solo al telefono, in caso di dubbi».
Aurelio Sessa lavora in una medicina di gruppo, cioè con alcuni colleghi, ed è il presidente regionale della Simg, la Società italiana medicina generale e cure primarie. Lo abbiamo seguito per una intera giornata, dalle prime telefonate la mattina, alle visite a domicilio, alle cinque ore di ambulatorio pomeridiano. Lavora ad Arcisate (con i colleghi Maurizio Testorelli, Elio De Lorenzis, Roberto Zaffaroni, Laura Catania e il pediatra Fabio Tripaldi).
L’ambulatorio ha due segretarie e una infermiera, un lavoro notevole in questi giorni per gli appuntamenti e per smistare i pazienti. Solo ieri, trenta le visite su appuntamento per il dottor Sessa, scaglionate nell’arco del pomeriggio. Anche gli ingressi nella sala d’attesa dell’ambulatorio sono contingentati e vi sono cartelli affissi all’esterno dell’edificio che indicano come comportarsi per contenere la diffusione del contagio. Mascherina, occhiali protettivi, camice. I medici di famiglia sono pronti ad affrontare l’emergenza. Ma nel Varesotto non sono ancora arrivati i dispositivi necessari. E le mascherine utilizzate finora, sono destinate a esaurirsi in fretta.
© Riproduzione Riservata