LA SEDUTA
Arona, caso Zanchi: la minoranza abbandona
I membri di Arona Domani lasciano l’aula durante il Consiglio comunale per la cittadinanza onoraria all’imprenditore

Cittadinanza onoraria “divisiva” ad Arona. E la minoranza di “Arona Domani” abbandona l’aula. La giunta leghista ha deciso di conferire la cittadinanza onoraria a Davide Zanchi, imprenditore locale, nativo di Arona, che da anni finanzia, tramite la sua azienda “Il Centro San Martino” di Novara, varie attività della giunta, dalle luminarie di Natale ai pacchi di derrate alimentari ai tempi del Covid, alla CRI. Per queste e altre iniziative filantropiche anche internazionali ha ricevuto già i titoli di Commendatore, Grande Ufficiale, medaglia d’oro della CRI.
L’ANNUNCIO E L’ABBANDONO
Al momento della discussione il capogruppo di Arona Domani, il Pd Roberto Buttà, ha preso la parola ed ha annunciato l’Aventino: «Abbiamo chiesto di aprire una discussione in seduta segreta e a porte chiuse su questa cittadinanza, ma non ci è stato concesso. Non siamo stati neppure coinvolti dalla giunta, quindi lasciamo l’aula». Così Camillo Cavanna, Nezda El Doumi e Carla Torelli hanno abbandonato la sala, la prima volta che accade da quando è in carica la giunta Monti.
LE LODI E LE SPIEGAZIONI
Il sindaco Federico Monti, il vice sindaco Alberto Gusmeroli e l’assessore Tullio Mastrangelo hanno poi tessuto le lodi del prossimo “cittadino aronese” e anche Piero D’Ippolito di Fratelli d’Italia-FI, si è schierato per la scelta. Al termine del consiglio Monti ha detto: «Non sono rimasti in consiglio per scelta ideologica. Zanchi non è uno di sinistra. Noi invece non facciamo distinzioni e l’abbiamo data anche a Dacia Maraini». Carla Torelli di Italia Viva ha poi commentato: «Zanchi non è un benefattore personale, i fondi arrivano come aziende. A questo punto dovremmo dare la cittadinanza onoraria a tutti gli sponsor e gli amministratori delegati delle ditte che hanno dato soldi per le manifestazioni cittadine. L’ideologia non c’entra. E poi c’erano altre situazioni che avremmo voluto discutere in seduta segreta».
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