L’INTERVISTA
Attilio Fontana in Autonomia: «Roma è il problema»
Il presidente della Regione Lombardia in Prealpina: «Giorgetti il primo che ha imposto tagli ai ministeri. Congresso Lega? Non c’è un candidato oltre Salvini»

«Ma guardi, è una bella giornata, ha vinto la Costituzione». Attilio Fontana, presidente della Regione Lombardia, già sindaco per due mandati a Varese, è nella sede del nostro giornale mentre assapora l’approvazione della legge sull’Autonomia differenziata. Un cammino lungo, affannoso e ripido quello dei maggiori poteri alle Regioni. «Ed è solo l’inizio: ora si apre la trattativa col Governo. Come Lombardia ci muoveremo subito». Ne parla, Fontana, con il direttore della Prealpina, Silvestro Pascarella, e l’editore Daniela Bramati. Ok, questa è l’autonomia vista dal Nord. Ma al Sud la percezione è all’insegna dello scetticismo. Se non dell’opposizione. «Non sono obbligati. Se qualche Regione vuole andare avanti così, può. Dov’è il problema?».
«DIMOSTRARE DI ESSERE CAPACI»
Ma per Fontana l’Autonomia è un’opportunità da cogliere. Certo occorre... E qui il governatore affila la dialettica: «Il problema vero è che non tutti i governatori del Sud vogliono essere messi alla prova, sanno che nel momento in cui dovessero non chiedere l’Autonomia e vedere buoni risultati da chi invece l’ha chiesta e applicata, per loro sarebbe imbarazzante. Così come, è vero, che sarebbero costretti a dimostrare di essere capaci assumendo più competenze a livello regionale». Con l’aggiunta che «per alcuni è meglio la logica assistenzialista».
«ROMA NON FA SACRIFICI»
La Lombardia spinge, secondo qualche critica è egoista... «Il nostro residuo fiscale aumenta di anno in anno e questo è interesse di tutti: se grazie all’Autonomia invece di lasciare a Roma 62 miliardi ne diamo 80, ci sono più risorse da distribuire al Sud». Come dire: elementare Watson.
Il ragionamento di base - musica per le orecchie leghiste - è che le risorse sul territorio vengono spese meglio che a Roma. «Eh sì: a Roma non sanno fare sacrifici, li chiedono ma non li fanno. Adesso, per la prima volta, Giorgetti ha imposto dei tagli anche ai ministeri».
«GIORGETTI RESTA MINISTRO»
Giancarlo Giorgetti appunto. Il ministro dell’Economia, grande amico di Fontana, un po’ meno di Salvini, sarebbe tentato di andare in Europa. Così ipotizzano le cronache nazionali. Il diretto interessato non ha fatto commenti. Ma Fontana, per via appunto del rapporto stretto col ministro, forse sa come andrà a finire... «Io credo che voglia restare a fare il ministro - risponde il governatore lombardo -. Del resto, sta facendo bene, benissimo. Se il nostro Paese ha credibilità e non è attaccato dalla speculazione lo dobbiamo alle capacità di Giorgetti. Se non ci fosse, lo spread sarebbe tornato a 500». «Giancarlo Giorgetti è imprescindibile per cercare di salvare questo Paese».
«E POI C’È GUIDESI...»
Fontana sente di avere un Giorgetti anche a Palazzo Lombardia. È l’assessore alla Sviluppo economico Guido Guidesi. «Bravissimo, pensate che prima delle elezioni ho incontrato tanta gente che mi ha detto “presidente la rivotiamo se conferma Guidesi assessore”. È competente e sempre molto preparato sui vari temi». Il merito, secondo Fontana, è quello di aver sviluppato delle politiche «che assecondano le esigenze del mondo imprenditoriale». In concreto: il metodo delle filiere, delle eccellenze da valorizzare.
«IL 70% DI CODICI BIANCHI»
La chiacchierata con Fontana alla Prealpina spazia, come intuibile, su tutti gli ambiti in cui la Regione è già (in attesa dell’Autonomia) protagonista, anche se non assoluta. E la sanità è uno di questi. Al governatore viene accennato il progetto che riguarda il Pronto soccorso del Circolo, dell’ospedale della “sua” Varese. Fontana annuisce. Ma c’è qualcosa che lo preoccupa. E il “rospo” viene fuori: «Il problema è che tu non puoi avere il 70 per cento degli accessi in Pronto soccorso che sono codici bianchi e codici verdi». Questione culturale? Medici di base troppo oberati o che non riescono a fare da vero filtro? Un po’ tutto.
E poi le liste di attesa. «Lo scorso anno scorso abbiamo investito 86 milioni per abbattere le liste d’attesa. Ma sono esplose le richieste. E il 50% sono inappropriate». S’intuisce che il governatore auspichi una riforma, soprattutto sulla responsabilità professionale medica: tante, troppe cause. I camici bianchi vivono con l’ansia di essere denunciati. Le aspettative dei pazienti sono elevate.
E nel quadro delle lacune, entra anche la carenza di personale. Qui Fontana chiama sul banco degli imputati il governo giallorosso: «Ha sbagliato la programmazione. In Italia mancano circa 70.000 infermieri e 30.000 medici. I fenomeni che oggi gridano contro la sanità non avevano previsto un numero di ingressi adeguato a compensare le uscite».
UNA VISIONE PER VARESE
La vocazione di Varese. Domanda d’obbligo. L’editore di Prealpina e il direttore osservano che l’argomento tiene banco da anni. Fontana conferma. Ferme restando alcune peculiarità del territorio, il governatore suggerisce di puntare sull’innovazione e sulle start-up. Come hanno fatto altre realtà lombarde. «Varese deve ritagliarsi una quota di questo mercato». Come? «Ponendo le condizioni per la nascita di centri di ricerca. Guardate che cosa ha generato Mind a Milano, Era una scommessa. Ora è un punto di forza».
SALVINI SENZA ALTERNATIVE
Passiamo alla Lega, Ci sarà il congresso. È un momento di svolta? La leadership di Matteo Salvini traballa? Fontana: «Diamo la possibilità ai militanti di esprimersi, di tirare fuori quello che eventualmente pensano che non vada bene. E poi di ripartire». Salvini dunque? «Non credo che ci sia neanche la possibilità di pensare ad un altro candidato. Non c’è nessuno che vuole fargli le scarpe». Così parlò Fontana. Il governatore.
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