IL RITRATTO
La cagnolina Luna e la voglia di vivere: chi era la donna morta in via Magenta

«Luna! Luna! Luna!». Augusta Catelotti, vedova Farè e classe 1935, lo gridava spesso nel suo appartamento e lungo le scale del piccolo condominio al numero 9 di via Magenta a Varese, a due passi dalle strisce pedonali dove ieri mattina ha perso la vita investita da un motociclista. Luna è la cagnolina che la signora Augusta portava a spasso tutti i giorni e più volte al giorno: anche ieri intorno alle 8 padrona e animale erano insieme al momento della tragedia, e quando l’anziana è caduta a terra e ha picchiato fatalmente la testa, Luna è scappata ed è stata ritrovata poco dopo da un poliziotto mentre vagava nella zona delle stazioni. Ora è con un nipote della vedova Farè che abita a Gavirate, uno dei pochi parenti rimasti alla donna, che aveva perso il marito una decina di anni fa e non aveva figli.
LA CONOSCEVANO TUTTI
Nel suo condominio, anzianotto ma molto ben tenuto, sviluppato in verticale e con un ascensore modernissimo “aggiunto” sul retro, la vittima dell’incidente la conoscevano tutti. Perché viveva lì da sempre, perché aveva un caratterino che oscillava tra affettuosità e rimproveri, e soprattutto perché era ancora proprietaria di quasi tutti gli appartamenti e lo era stata anche dei pochi che aveva venduto nel tempo e avevano cambiato padrone.
IN GRAN FORMA
Augusta era ancora in gran forma, nonostante i suoi 90 anni, autonoma e pronta appunto a uscire di casa ogni giorno di prima mattina per portare a passeggio la sua Luna. E chi le viveva accanto ricorda che era «un personaggio», ben poco remissiva, tutto il contrario dell’immagine della vecchietta in balia degli eventi, e attenta al decoro della palazzina con inflessibile rigore.
LA PERDITA DELLA SORELLA
Nel febbraio dell’anno scorso aveva perso la sorella Rosaria Maria Catelotti, arrivata al traguardo dei 102 anni. E ieri pomeriggio sono stati i suoi vicini, che avevano sentito di un incidente là sotto, in strada, ma non ne avevano compreso gravità e conseguenze, a esclamare piano «che dispiacere: davvero non possiamo crederci».
chi era
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