VIOLENZA
Choc a Varese: picchiato e rapinato al parco
La denuncia di un ragazzo: «Aggredito da sei magrebini che sono scappati con la mia auto»
Picchiato e rapinato da sei ragazzi che gli hanno portato via l’auto.
L’aggressione che ha fatto finire Tomas Levati in ospedale, con un occhio nero, è avvenuta nella notte tra sabato e domenica scorsi nel parcheggio del parco Molina. Nella denuncia che ha presentato lunedì mattina in Questura, il trentenne architetto varesino indica gli aggressori come giovani verosimilmente di origine magrebina.
«Era passata da poco la mezzanotte e dovevo incontrare una persona - racconta - Ero seduto nella mia auto e all’improvviso è comparso un uomo robusto, alto circa un metro e 80, che non avevo mai visto prima. Ha aperto la portiera lato passeggero e ha cercato di entrare nell’abitacolo. Insisteva, diceva che voleva conoscermi. Io mi sono opposto. Ma mentre discutevamo sono arrivati altri cinque ragazzi, tutti sulla ventina d’anni».
Il gruppo si è avvicinato con il pretesto di chiedere una sigaretta. «Poi all’improvviso - prosegue Levati - uno di loro si è infilato in macchina e, dopo aver sganciato la cintura di sicurezza, mi ha sferrato un pugno in faccia. Un altro ha aperto la portiera del conducente e mi ha trascinato fuori dalla macchina, afferrandomi per il collo e togliendomi il respiro. Ha continuato a darmi cazzotti, fino a quando sono caduto e mi sono accasciato».
Levati, dolorante, è riuscito a rialzarsi e si è diretto verso le case di via Brunico per chiedere aiuto, ma è stato raggiunto da uno della banda. Il pestaggio è continuato, poi il picchiatore se ne è andato e si è unito al resto del gruppo, fuggito con la Mini One, di colore bianco, della vittima.
Con la vettura, Levati ha perso anche il telefono, che era in un vano portaoggetti, una collana e l’orologio. Soccorso da una pattuglia della Squadra Volante e da un’ambulanza del 118, è stato trasportato al Pronto soccorso dell’ospedale di Circolo da dove è stato poi dimesso con una prognosi di dieci giorni.
Sulla rapina indagano i poliziotti della Squadra Mobile, ai quali Levati ha fornito una parziale descrizione di alcuni degli aggressori. Giovani presumibilmente nordafricani ma che parlavano bene l’italiano e che cercavano di nascondere il viso dietro cappucci e felpe tirate sul volto.
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