SERIE A
Palazzetti chiusi e 20 squadre?
Due gironi per il campionato da gennaio a giugno nel caso il governo neghi la possibilità di giocare con spalti pieni fino al 2021

Tre opzioni per la ripresa dell’attività ed almeno due per la formula del campionato 2020/21 in attesa di certezze sulle modalità della riapertura al pubblico degli impianti. Porte aperte sin da settembre, porte “semiaperte” con capienza ridotta per metà stagione o palasport blindati fino a gennaio 2021?
Le decisioni del governo sulle manifestazioni sportive con presenza sugli spalti sono annunciate non prima di fine maggio, ma ci si interroga sulle opzioni da porre in atto nel momento in cui ci arriveranno le certezze necessarie per programmare la prossima stagione.
Sul fatto che il basket professionistico non possa iniziare senza ricavi da botteghino nessuno ha dubbi: dunque se le porte dovranno restare chiuse fino a Natale, l’opzione di iniziare il campionato il prossimo anno solare è da prendere in seria considerazione.
Anche nel caso di dover rinunciare al girone unico, che la serie A di basket adottò nella “preistoria” del 1948/49 senza mai abbandonarlo: una stagione da 5 mesi e 11 giorni - col Preolimpico il 22 giugno sarà il termine imposto dalla FIBA - dall’1 gennaio all’11 giugno richiederebbe turni doppi o tripli per le 30 (o 34) partite “normali” della regular season, inconciliabili con il calendario delle competizioni europee.
Ecco perché l’idea della serie A a 20 squadre, da dividere in due gironi su base geografica, ha fatto capolino negli ultimi giorni a fianco dei ragionamenti sulle 16 o 18 squadre della regular season delle opzioni A e B con inizio della stagione a settembre. Mantenere le 17 aventi diritto attuali (compresa Pesaro, che valuta il riposizionamento senza le 20 squadre) e allargare il campo delle partecipanti a tre club di A2 (Torino ha già espresso desiderio di disputare la A, Ravenna ha preso informazioni tramite le istituzioni, poi eventualmente potrebbero essere pronte Verona o Napoli) permetterebbe di formare due gironi da 10 squadre (da capire se con regular season da 18 partite o ulteriore fase ad orologio con le squadre dell’altro girone).
Al momento è solo un’ipotesi, legata a filo doppio al caso peggiore sulla riapertura degli impianti, non escludendo comunque di giocare prima di gennaio 2021 - magari con raduno ad ottobre e un contratto da 8 mesi anziché da 10 - mettendo in calendario qualche competizione ufficiale anche a porte chiuse (la Supercoppa di Lega proposta da Varese e unanimemente apprezzata che la commissione tecnico-sportiva sta programmando per settembre?) cavalcando l’opzione della vetrina TV.
Ma la flessibilità di regole e soluzioni è l’unica possibilità per far fronte alla complessità della situazione attuale. Chiaro che le 20 squadre sarebbero una soluzione straordinaria e praticabile solo per una stagione, prevedendo già il ritorno al girone unico almeno con 18 squadre per il 2021/22, con quattro retrocessioni in A2 e due sole promozioni dai dilettanti.
Domani è in programma una nuova assemblea di Lega Basket, nella quale le valutazioni sul campionato prossimo venturo passeranno anche attraverso l’analisi della questione degli impianti. Ma senza indicazioni definitive dal governo si potrà soltanto navigare a vista, mettendo a fuoco i piani A, B o C per il pubblico, e di conseguenza A o B per l’inizio del campionato.
© Riproduzione Riservata