BASKET
Scola: «Nessuno è insostituibile»
Il gm di Pallacanestro Varese parla a 360 gradi della società e delle sue ambizioni

Luis Scola apre le porte della Pallacanestro Varese per garantire continuità a prescindere dall’addio di Mike Arcieri. Il “General” spiega in maniera dettagliata la situazione che ha portato alla partenza del g.m. italo-americano, ed entra in ulteriori dettagli, a partire dalla conferma dell’accordo formale già ratificato con il gruppo Pelligra come anticipato oggi, mercoledì 14 giugno, da Prealpina. Una chiaccherata a tutto campo, dalle posizioni di Brase e Ferrero al rinnovo di Openjobmetis alla vetrina europa in BCL:
«Mike è andato a Trieste, e siamo felici per lui. Ma anche per noi. Per Arcieri è una buona opportunità di creare un suo programma con le sue idee, e questo per noi va benissimo perchè dimostra la possibilità di fare crescere la gente che lavora a Varese. Mike aveva opportunità migliori di Varese, ma ha voluto fare il mio progetto. Sarebbe ipocrita da parte mia non essere felice per lui. Ed è una conferma del buon lavoro che stiamo facendo qui: se altre squadre cercano i nostri collaboratori è un buon segnale. Parlo di Arcieri ma anche di Galbiati e Caruso».
Quindi queste partenze fanno parte della normalità di un club che si offre come step di crescita per giocatori, allenatori e dirigenti?
«Siamo una squadra di sviluppo, e il fatto che la gente vada a stare meglio è un segnale positivo. Sono le tre colonne di una squadra di basket; management, staff tecnico e giocatori. Non c’è motivo di preoccuparci: crediamo in una struttura orizzontale, qualcuno è più importante di altri, ma nessuno è insostituibile. Il progetto, le idee e la struttura del club non crollano per qualche partenza. Certo è un problema a breve termine, ma nessuna cosa è in pericolo perché Arcieri se n’è andato».
Conta più il progetto in sé rispetto ai singoli, dunque?
«Mike ha fatto cose sulle quali non ero d’accordo, o io e lui abbiamo fatto cose su indicazione del coach. Non so cosa vorrà fare a Trieste, abbiamo lavorato molto bene insieme in 18 mesi. Nessuna persona trascorrerà tutta la sua vita alla Pallacanestro Varese: non succede neppure al Real Madrid e Barcellona, l’importante è che sopravviva la società. Stiamo cercando di creare un progetto che non dipenda da una sola figura: non era realistico pensare che tutte le persone della stagione 2022/23 sarebbero rimaste».
Ma è possiible che Arcieri abbia voluto liberarsi dalla sua figura ingombrante?
«Non credo di essere condizionante, la struttura è molto orizzontale, sarebbe Mike a dovere rispondere a questa domanda. Per questo cerco di evitare il più possibile che le scelte vengono intestate a me, lasciando il giusto spazio a chi si occupa di quella determinata area. Nella massima orizzontalità possibile c’è una verticalità, altrimenti non funziona, Ma non per questo siamo focalizzati su una persona sola, anzi credo l’opposto».
Pertanto tutti coloro che sono qui lo fanno perché possono essere protagonisti rispetto ad alternative meno buone altrove?
«Io e Matt Brase siamo qui in un ruolo che nella NBA non potremmo avere, lo stesso Caruso ha scelto Varese per questo, poi adesso ha scalato un gradino rispetto a uno-due anni fa. È umano avere ambizione di giocare in un posto migliore con più ambizione. Noi diamo la possibilità di crescere e realizzare le loro ambizioni».
Ma quando Varese si trasformerà da squadra in divenire a squadra con un obiettivo finale?
«Crediamo che sia l’idea migliore per far funzionare la nostra azienda sportiva. Non siamo al 100% una squadra di sviluppo e non è l’unica cosa che facciamo; vogliamo vincere come tutti, ma consideriamo questa come la strada che ci porterà a vincere le partite. Ci sarà un momento in cui Varese diventerà una squadra da obiettivo finale? Impossibile: ci saranno sempre NBA o Eurolega sopra di noi. Forse possiamo salire qualche gradino, ma ci saranno sempre giocatori che vogliono venire qui per poi andare in un posto migliore».
Pertanto la partenza di Arcieri non blocca il mercato?
«Nessuna cosa si ferma, continuiamo a lavorare con la stessa tranquillità e allegria rispetto a tre giorni fa. Si opererà con le risorse interne, valuteremo se servirà integrare la struttura dell’area sportiva. Non succederà in una settimana, quindi non sarà una cosa imminente. Ma c’è anche l’idea di sviluppare le competenze di chi è già in società, parte importante per fare crescere chi fa già parte del progetto. Non è detto che sarà così ma si valuterà la situazione».
Com’è la situazione di Matt Brase?
«Matt Brase è il nostro allenatore, è sotto contratto. Ha una uscita in scadenza al 30 giugno; non posso parlare di una situazione che non controllo, nessuno ci ha informati, quindi oggi è qui, se arriverà un’offerta nelle prossime due settimane, non ci sarà più. Ma il progetto andrà avanti lo stesso con o senza di lui: siamo preparati anche se non dovesse esserci lui o i giocatori».
Quindi nessuno è insostituibile?
«La realtà è questa: i giocatori vengono qui, fanno bene e hanno richieste da squadre più ricche. E vale anche per Brase: se torna in NBA, significa che lo abbiamo aiutato a migliorare. Colbey Ross sta facendo un tryout con i Knicks: se trova contratto NBA sarò la persona più felice del mondo. Io voglio che chi viene a Varese diventi troppo bravo per restare qui; una volta che cresciamo saranno meno ad andarsene e potremo avere più continuità. Ma oggi siamo in questa situazione».
Come proseguirà il lavoro del mercato senza Arcieri?
«Siamo tornati nella situazione di quando era andato via Andrea Conti, e anche senza Arcieri abbiamo cambiato quattro giocatori e un allenatore. Non è in discussione chi fa cosa; Jemoli avrà più lavoro, ma anche io e Ferraiuolo avremo lo stesso incremento. Se ci renderemo conto che non è accettabile o eccessivo, cercheremo una persona in più. Ma tutte le decisioni sono frutto del team di lavoro, non individuali, dopo ore e ore di discussione».
Quindi si farà mercato anche senza la certezza di Brase?
«Non si può aspettare perché il mercato ha tempi immediati. Qualcuno ha più pazienza, però noi lavoriamo tutti i giocatori. Sicuramente non faremo tutta la squadra dopo il 30 giugno, se pensiamo però che ci sarà l’opportunità di fare qualcosa che ci piace prima - è il caso di Vinnie Shahid, ndr - provvederemo».
Questione Tepic: qual è la sua posizione?
«Abbiamo avuto una penalizzazione, senza volere criticare la consideriamo esagerata perchè essendo un errore amministrativo andava sanzionato a livello amministrativo e non sportivo. Abbiamo fatto ricorso, non abbiamo avuto il risultato sperato ma è stato meglio rispetto a prima, e lo abbiamo accettato. Abbiamo sistemato quello che dovevamo all’interno nostro, e voltiamo pagina. La posizione di Vittorelli? È l’individuo sulle cui spalle sono ricadute le colpe, ma lo prevede il ruolo del presidente: così dicono le regole della responsabilità oggettiva. A lui non è piaciuto, ma una volta che è stata penalizzata la Pallacanestro Varese, è stato squalificato Marco Vittorelli per il ruolo che occupava, e non per colpe specifiche. Personalmente penso sia stata una delle perdite di tempo e soldi più grandi da quando sono a Varese, ora guardiamo avanti e cerchiamo di fare meglio di prima».
E le novità societarie della composizione del CdA?
«Le uscite dal CdA? Non sono legate al caso Tepic, era già parte degli accordi col gruppo Pelligra, con tre persone della vecchia Pallacanestro Varese, tre rappresentanti degli australiani, e un presidente di garanzia individuato in Toto Bulgheroni. Anche se qualcuno non ci crede per il timing coinciso con la questione penalizzazione, era una cosa stabilita otto mesi fa. Nessuno è stato felice, ma era inevitabile».
Quindi il gruppo Pelligra è già a bordo?
«L’accordo è formale: mancava la due diligence ma l’abbiamo mandato al Comune, è tutto fatto. I tempi burocratici sono lunghi, pensavo sarebbero già entrati, ma ci sono passaggi tecnici tra notai e commercialisti, poi loro sono in Australia e l’entrata formale si è dilatata. Però è tutto confermato, ci sono degli step burocratici ma la situazione finale non è in discussione».
Come si evolverà la situazione del loro ingresso?
«Il primo step sarà una sponsorizzazione, poi una volta entrati nel capitale azionario saranno soci. Il nome del palasport? C’era una trattativa in chiusura che non si è completata, adesso lo ha preso il gruppo Pelligra, ma stiamo valutando altre sponsorizzazioni per un bel partner. Crediamo sia un asset strategico della società, e cerchiamo uno sponsor ad hoc per una partnership forte. Il palasport deve diventare un polo per eventi anziché una palestra come adesso».
La Pallacanestro Varese sarà ancora sponsorizzata Openjobmetis?
«Il main sponsor ha detto che rimane, lo ho detto pubblicamente ed anche privatamente a noi. Non abbiamo ancora firmato il contratto, ma è una prassi legata alle loro operazioni interne. Per noi saranno il main sponsor del 2023/24; ovviamente continuiamo la ricerca di partnership».
La sostenibilità del progetto prevede investimenti su tutti gli aspetti della società?
«Escludo che tutti i soldi che arrivano vadano spesi per i giocatori. Saranno divisi in diverse aree per crescere in maniera organica, legati alla sostenibilità. Qui c’è una “cultura della domenica” che dobbiamo superare, ci sono tanti passaggi che non sono legati solo alla serie A. La crescita deve essere organica: realisticamente serve un 10% all’anno, magari una stagione sarà il 5% e un’altra il 25%, ma dobbiamo arrivare a poco al top».
Il futuro da giocatore di Giancarlo Ferrero e il suo eventuale futuro a Varese?
«Giancarlo ha un contratto con uscita al 30 giugno. Vedremo cosa decideremo di fare, ma tutti noi lo stimiamo, io in particolare perchè ho avuto modo di giocare con lui e apprezzarne le qualità. A me interessa lui più che come giocatore di pallacanestro, vedremo se sarà interessato anche lui. Sappiamo tutti che non giocherà 10 anni in più, per noi è un asset futuro di Pallacanestro Varese, vedremo se la cosa gli interessa».
Quali prospettive per il ritorno in Europa?
«Abbiamo fatto richiesta di partecipare alla Basketball Champions League. Crediamo di meritare, sportivamente e a livello organizzativo e strutturale, l’accesso a questa competizione. Argomenti, decisioni e ammissioni sono di intera competenza della FIBA. Non ho informazioni immediate, ma entro dieci giorni sapremo tutto. L’annuncio dovrebbe arrivare il 28 giugno».
Quale è il bilancio dei suoi 21 mesi da amministratore delegato e proprietario di Varese?
«Quattro mesi dopo il mio arrivo volevano andarsene tutti, tanti giocatori dicevano no quando chiamava la Pallacanestro Varese. Non c’era settore giovanile, non c’erano tifosi per il Covid, non eravamo attrattivi. Oggi abbiamo fatto 12 sold out di fila, tanti giocatori giovani e futuribili, giocatori giovani, professionisti e stranieri che chiamano per venire qui, un allenatore che può andare in NBA e diventerà certamente capo allenatore NBA in futuro, un vice allenatore che allenerà in Eurocup e giocatori che vanno in Eurolega. Un gruppo straniero ha investito nel club ed è un fatto molto positivo, come lo è l’arrivo di nuovi sponsor. Sono contento di quello che abbiamo fatto, ma c’è ancora tanto da fare».
Si aspettava una Varese così brillante nel 2022/23 e quali sono le ambizioni future?
«Sono una persona fiduciosa e ambiziosa, mi aspettavo una cosa del genere. Se credi una cosa con convinzione c’è una possibilità di farla. Io metto la mia ambizione al punto massimo: sogno di lottare per lo Scudetto, poi mi rendo conto che non è possibile, ma nutro grande fiducia sulla possibilità di fare molto meglio».
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