L’INTERVISTA
«Subito riflessione sulla giustizia sportiva»
Flavio Tranquillo, giornalista Sky, sulla penalizzazione inflitta a Varese

Flavio Tranquillo, giornalista di Sky Sport, voce e cultura del basket, che idea s’è fatto della tegola penalizzazione che ha colpito Varese facendola precipitare all’ultimo posto della classifica?
«Non ne sapevo nulla, sono “cascato dal pero” perché seguo con relativa frequenza le specifiche del campionato italiano. Dividerei in due il discorso: da una parte, per entrare nel merito è necessario avere le motivazioni. Dall’altra, l’unica lettura che si può dare in controluce è che c’è questa idea di una pena afflittiva, per cui la quantificazione della sanzione, in analogia con il caso della Juventus, dipende dalla situazione in classifica nella quale la squadra si trova, poiché la sanzione deve avere un effettivo impatto sulla classifica. Questo è l’unico principio che si riesce a rinvenire vedendo il meno 16, dato che per esprimerci sulla quantificazione dei punti abbiamo bisogno della motivazione».
I tifosi della Pallacanestro Varese se la prendono con la giustizia sportiva: in assoluto ritiene che il modello funzioni o che sia per lo meno rivedibile?
«Questo porta al discorso più interessante: è la seconda volta in poche settimane, sia pure in sport diversi, che succede un evento del genere. Il che mi porta a dire che siamo in presenza di un problema di struttura, di come viene amministrata la giustizia sportiva e che non è più rinviabile affrontarlo. Al di là della situazione di Varese, su un piano generale mi chiedo quanto sia corretto che una decisione intervenga sulla classifica dopo un lungo periodo di gestazione (se capisco bene da novembre a oggi) e in maniera non definitiva, perché soggetta a impugnazione in almeno due sedi».
C’è dunque un grande problema di credibilità e di tutela del valore dei club…
«Rispetto al caso di specie contano solo le norme in corso. Guardando invece al futuro, mi pare palese che bisognerebbe fare delle riflessioni: non è normale che ci sia stata una certa classifica giovedì, ce ne sia una oggi e ce ne potrebbe essere una ancora diversa tra due settimane e un’altra tra un mese: è un problema sostanziale. Inoltre, credo che a livello professionistico serva una maggiore trasparenza, in termini di udienze pubbliche e motivazioni fruibili da tutti gli stakeholder di sistema. È un discorso che faccio non solo per la FIP ma pure per Varese, che se sceglie di commentare pubblicamente il provvedimento dovrebbe non solo manifestare sconcerto, ma spiegare perché è sconcertata e quali sono i capisaldi della sua linea di difesa». E aggiunge: «Invece di parlare fumosamente di “sistema” da salvare, proporrei una riflessione strutturale. Se qui hanno sbagliato Tizio, Caio o Sempronio (persone fisiche), c’è un modo alla luce del sole di preservare il valore economico e sociale della Pallacanestro Varese? Se si dovesse rispondere affermativamente a questa domanda, sarebbe necessario dividere le responsabilità individuali (dei tesserati) da quelle del club. Ribadisco che è un discorso che vale solo in chiave futura, ma se un illecito non impatta direttamente sui risultati (e questo mi pare il caso) alterare la classifica non mi pare così scontato».
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