NIENTE PROCESSO
Battute a sfondo sessuale: il tecnico di laboratorio paga
Si era rivolto in modo inappropriato ad alcune quattordicenni che, risarcite, hanno ritirato la querela

Sono costate care, a un tecnico di laboratorio di un istituto superiore della provincia di Varese, le domande e le battutine a sfondo sessuale che avrebbe rivolto ad alcune studentesse all’epoca quattordicenni. Il processo s’è concluso con un proscioglimento per estinzione del reato in seguito a remissione della querela delle giovanissime persone offese, conseguenza però di un accordo stragiudiziale tra le parti in base al quale l’imputato ha versato una somma a titolo di risarcimento alle ragazze. Non solo: il giudice Luciano Luccarelli ha anche stabilito che le spese del procedimento saranno a carico del 43enne assistente. Il quale, in caso di condanna, rischiava l’arresto fino a sei mesi o un’ammenda fino a 516 euro.
Queste, infatti, le pene previste dall’articolo 660 del codice penale (Molestia o disturbo alle persone) che veniva contestato al tecnico. A far aprire il fascicolo a suo carico era stata una segnalazione alla Procura del dirigente scolastico che aveva raccolto le testimonianze sul comportamento tenuto dal dipendente che, tra l’ottobre 2018 e lo stesso mese del 2019, avrebbe importunato le ragazze con frasi, commenti e allusioni sempre a sfondo sessuale. Qualche esempio? In un’occasione - secondo l’accusa - avrebbe detto alle ragazze che se fossero state maggiorenni avrebbe mostrato loro le parti intime, in un’altra non avrebbe nascosto i propri desideri nei confronti di una professoressa. Per poi ironizzare sul numero di fidanzati di una ragazza e su cosa facessero in camera da letto con i compagni di scuola, oppure commentare i profili social di un’altra («Ho visto le tue foto nuda o seminuda»). Fino a entrare nel bagno delle donne mentre loro si stavano cambiando.
Un procedimento che inizialmente ipotizzava il reato di adescamento di minorenni, di competenza del Tribunale di Milano. Procedimento per il quale il pm aveva chiesto l’archiviazione, ritenendo che le condotte non avessero rilevanza penale. Ma la parte civile s’era opposta , chiedendo nuove indagini. E alla fine il gip ha stabilito che i suoi comportamenti, per quanto inopportuni e biasimevoli, non costituivano adescamento. Ma il giudice ha riqualificato il reato in molestia, in quanto l’atteggiamento dell’assistente avrebbe provocato una condizione di angoscia e disagio nelle giovani. E così il fascicolo è tornato a Varese.
Dopo una prima ipotesi di patteggiamento, l’udienza precedente è stata rinviata per consentire di continuare le trattative per un indennizzo da parte dell’imputato, che si è sempre proclamato innocente. E ieri nell’aula del Tribunale varesino gli avvocati (Paola Morelli per l’imputato, Maurizio Montalbetti per le parti civili) hanno comunicato al giudice di aver raggiunto un accordo. Le giovani hanno quindi “azzerato” la querela e il pubblico ministero Arianna Cremona non ha potuto che prendere atto del ritiro delle accuse e chiedere una sentenza di “non doversi procedere” perché il reato è estinto. Istanza accolta dal giudice, che depositerà le motivazioni entro 60 giorni.
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