LA POLEMICA
Benzina, non si fanno sconti
A luglio niente carta carburanti, ira degli addetti ai lavori lungo il confine

La Carta sconto benzina non sarà ripristinata nemmeno in luglio. Secondo le rilevazioni dell’ambasciata italiana di Berna, in Svizzera, non ci sarebbero infatti i 5 centesimi di euro di margine al litro fra il prezzo alla pompa della Confederazione elvetica e quello riscontrato Italia. I prezzi rilevati dai diplomatici al 30 giugno sono stati eseguiti in otto stazioni di servizio e il prezzo più basso per la benzina a 95 ottani è stato registrato all’Avia di Caslano, poco dopo Lavena Ponte Tresa: era pari a 1,59 franchi al litro (ovvero 1,46 euro al cambio odierno). Tutti gli altri si aggiravano fra 1,66 e 1,77 franchi, ovvero 1,53 e 1,63 euro, nei distributori situati a Stabio (Tamoil), Chiasso (Eni), Gandria (Eni), Bp (Melide), Ecsa (Brissago), Migrol (Sant’Antonino) e Tamoil (San Pietro).
Di fronte a questo scenario, l’altro ieri, lunedì 12 luglio, Massimo Sassi, presidente della Faib Varese (Federazione autonoma italiana benzinai), legata a Confesercenti, ha eseguito una rilevazione personale al valico di Gaggiolo, quello più frequentato dai varesini. I risultati? Nonostante il cambio effettuato dai benzinai elvetici, che è lievemente maggiorato rispetto a quello ufficiale, i prezzi si aggirano fra 1,48 euro e 1,54 euro al litro mentre oggi «a Varese, io che sono il meno caro – dice Sassi - resto su 1,65 euro ma qualcuno raggiunge tranquillamente gli 1,72. Come minimo, insomma, stando ai miei calcoli, ci sarebbe il margine per riapplicare la «Carta sconto benzina» a 13 centesimi, ma si potrebbe arrivare anche a 18 centesimi».
E perché, invece, è saltato tutto?
«Per me - risponde Sassi - la rilevazione eseguita è sbagliata. Per esempio a Stabio hanno preso come riferimento il distributore dove storicamente è più cara. Se si baseranno sempre su questi impianti, il sistema di scontistica non verrà più riattivato».
Va detto anche, però, che ad abbassare un po’ la media del prezzo elvetico, e quindi a favore della Carta sconto, i diplomatici hanno preso in considerazione dei distributori che c’entrano ben poco coi confini lombardi: come Brissago, a due passi dal Piemonte, ma anche Sant’Antonino, non proprio a ridosso dei valichi lombardi. Ad ogni modo, per Sassi «questo sistema di rilevazione non funziona. Dovrebbe esserci una commissione regionale per verificarlo e, in più, andrebbe eseguito soltanto nelle zone vicine alle dogane», dove il prezzo è fisiologicamente più alto. Inoltre, forse, sarebbe il caso di aumentare i punti di rilevazione perché, francamente, calcolarne solo otto ogni tre mesi, quando in ballo ci sono milioni di euro, pare un po’ pochino per avere una media veramente ponderata».
Nel frattempo in Italia si fanno i conti con le perdite: «La Svizzera ha riaperto praticamente da quando siamo in zona bianca - conclude Sassi - e, da allora, mediamente stiamo perdendo il 15%. Stanno sparendo i pieni del fine settimana, dove la gente si prepara per partire per le vacanze, perché decidono di rifornirsi oltre confine, mentre siamo tornati a fare molti rifornimenti da 10 e 15 euro. Questa situazione penalizza noi, ma anche lo Stato italiano che, a causa di un venduto inferiore, ci perde dal punto di vista delle entrate fiscali».
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