REGIONALI
Berlusconi, Salvini, Meloni e Lupi tirano la volata a Fontana
I big del centrodestra all’evento elettorale a Milano

I leader ostentano unità, ricordano che tra loro non c’è solo un rapporto professionale, ma “affetto“, stima. Ma in Lombardia cresce la tensione che unisce Forza Italia e Lega, ambedue preoccupate dal rischio di dover pagare un prezzo troppo alto alla popolarità del partito della premier. La vittoria è sempre un bell’antidoto, tuttavia un eventuale en plein di Fratelli d’Italia, qui nella terra che fece nascere il partito azzurro e quello “lumbard”, potrebbe terremotare gli equilibri dell’intero centrodestra.
Ma intanto sul palco del Teatro Del Verme, prima Matteo Salvini, poi Silvio Berlusconi e infine Giorgia Meloni - uniti a sostegno di Attilio Fontana - fanno di tutto per mostrare totale comunione d’intenti. Perfino la premier, proprio per evitare ogni polemica, tributa un’ovazione a Silvio Berlusconi, chiamandolo «il migliore ministro degli Esteri di sempre». E nei confronti della Lega spende parole al miele, definendo il ddl sull’autonomia differenziata appena approvato dal Consiglio dei ministri, una «norma che premia il merito».
Ma basta sentire gli umori della platea per capire che qui, all’interno del centrodestra lombardo, è lotta aperta, all’ultimo voto. Tutti danno per scontato che sarà Fdi ad avere la maggioranza nel Pirellone, ma se dovesse ottenere magari il doppio dei consiglieri della Lega, inevitabilmente il leghista Fontana, se eletto, potrebbe essere chiamato a guidare una giunta a forte trazione FdI.
Prima dell’inizio della manifestazione il clima di sfida interna è evidente: una cinquantina di militanti di Fratelli d’Italia comincia a intonare l’inno di Mameli, quindi un coro «Giorgia, Giorgia». A seguire i militanti leghisti, anche loro presenti in forza, a rispondere «Matteo Matteo». Non a caso, proprio il segretario federale, aprendo il suo intervento, raccoglie il tema e lo risolve all’insegna dell’unità: «Direi di gridare tutti insieme, Attilio, Attilio, un coro su cui siamo d’accordo tutti».
Quindi, va in scena un esaltazione dell’unità del centrodestra, dei meriti del governo. E una critica, più o meno accesa, di chi invece parla di una coalizione allo sbando. «Non siamo un partito unico ma ognuno porta il suo contributo. Il centrodestra - osserva il leader di Noi Moderati Maurizio Lupi - è nato qui e qui continuerà a governare». Silvio Berlusconi arriva a definire addirittura questa serata «la festa del centrodestra».
«Tra noi tre leader - aggiunge - non c’è solo comprensione ma profondo affetto. Meloni è gentile e di una capacità assoluta. Qui - prosegue il cavaliere - vinciamo alla grande e se vince la Lombardia vince l’Italia, perché è la regione numero uno. La vittoria confermerà la vittoria della nostra maggioranza, avrà un rilievo nazionale». E’ questo l’obiettivo comune: bissare il successo delle elezioni politiche, confermare il primato del centrodestra.
Anche il segretario federale della Lega insiste sui rapporti idilliaci al vertice. «Per me, Silvio e Giorgia sono amici, non colleghi. Questa è la differenza con il centrosinistra». Quindi ringrazia ad uno ad uno i ministri lombardi per il loro lavoro al governo, da Giancarlo Giorgetti (un nome notato da molti) a Calderoli a Valditara. E anche lui esalta i risultati dei primi 100 giorni dell’esecutivo: «Dicevano che quando saremmo arrivati noi sarebbe cascato il mondo e invece vediamo che le bollette scendono e i salari bassi crescono. Questo è il governo del Centrodestra».
Infine il gran finale della premier. Anche lei esalta la compattezza del governo e torna a polemizzare con «una certa stampa», secondo cui ogni giorno lei litiga con qualche ministro. «Io - replica - vedo invece un clima completamente diverso, una realtà che qualcuno non vuole vedere, cioè che stiamo governando con compattezza, che intendiamo farlo per i prossimi 5 anni».
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