SITO UNESCO
Scoperto un nuovo fossile a Besano
È venuta alla luce la più antica pinna dorsale in un rettile: è un ittiosauro del Triassico

Una proficua sinergia tra i paleontologi lombardi ha permesso di scoprire un eccezionale fossile a Besano, lo storico sito paleontologico, conosciuto da oltre 160 anni, dal 2010 il più recente tra i 4 siti UNESCO che caratterizzano la nostra provincia, peraltro unico comprensorio paleontologico transnazionale di così grande importanza.
Se immaginassimo di vivere nell’attuale Besano, ma proiettati a ritroso nel tempo, sino a 240 milioni di anni, avremmo sotto gli occhi un animale eccezionale. Un rettile che visse prima dei dinosauri, con i quali per altro non ha parentele.
I suoi antenati erano terrestri, simili a lucertole, e da essi ereditò le quattro zampe trasformandole, nel corso dell’evoluzione, in pinne per nuotare. «Nessuno fino ad ora poteva immaginare che, poco tempo dopo la colonizzazione dell’ambiente marino, che occupava l’attuale area insubrica, l’ittiosauro della specie Mixosaurus cornalianus avesse sviluppato anche una pinna dorsale, molto simile a quella degli squali e dei delfini», racconta Cristiano Dal Sasso, paleontologo del Museo di Storia Naturale di Milano, che ha coordinato lo studio nel quale è stato coinvolto anche Silvio Renesto, docente di Paleontologia all’Università degli Studi dell’Insubria.
La scoperta è avvenuta in laboratorio, durante la preparazione di un fossile che era stato estratto alcuni anni fa dal giacimento di Besano, con scavi ufficiali concessi dalla Soprintendenza della Lombardia (ricordiamo che i fossili sono un bene tutelato e risultano proprietà dello Stato). In superficie emergeva solamente il rilievo della colonna vertebrale, ma quando Fabio Fogliazza (preparatore del Laboratorio di Paleontologia del Museo e coautore dello studio) ha rimosso i sottili strati di sedimento che ricoprivano il fossile, oltre alle ossa si è trovato di fronte a lembi di pelle fossilizzata. Resti di una pinna triangolare.
«La fossilizzazione è davvero eccezionale – riferisce Cristiano Dal Sasso – tanto che al microscopio elettronico si riescono a vedere in 3-D le singole fibre di collagene che rinforzavano la pinna dorsale e quella caudale, e persino gli strati dermici ed epidermici: era un rettile, ma aveva la pelle liscia, non squamosa».
«Questa scoperta anticipa la comparsa della pinna dorsale negli ittiosauri di quasi 50 milioni di anni», sottolinea Silvio Renesto, primo autore dello studio e membro della Commissione Scientifica UNESCO per la gestione del comprensorio paleontologico del Monte San Giorgio.
«Questa scoperta - prosegue Renesto - indica che questi rettili marini svilupparono adattamenti per nuotare in modo efficiente assai prima dell’inizio del Giurassico».
A questa inattesa scoperta, se ne affianca un’altra che completa un quadro di grande interesse paleontologico: «nello stesso strato di roccia accanto al primo reperto fossile», spiega con grande dovizia di particolari Renesto «è stato trovato un altro mixosauro, con un tratto del tubo intestinale fossilizzato con le pieghe della muscolatura viscerale in evidenza, e tracce dello stomaco con resti di cibo. Scaglie di pesce e uncini di calamari, ossia prede veloci nel nuoto e non certo facili da catturare. E questo conferma che Mixosaurus cornalianus era davvero un abile nuotatore» conclude Renesto che, con soddisfazione, sottolinea che una parte della ricerca osteologica è stata condotta da Cinzia Ragni, laureata in Scienze Ambientali nell’Ateneo Insubre.
I due esemplari fossili analizzati hanno dimensioni quasi identiche - circa un metro di lunghezza - e sono entrambi adulti, come mostrano gli scheletri ben ossificati.
Decine di mixosauri sono conservati al Museo di Zurigo, ma nessuno finora era emerso così ben conservato da rivelare una pinna dorsale. Questa, infatti, a differenza delle pinne pettorali e pelviche, non era sostenuta da uno scheletro osseo ma soltanto da cartilagini, che di solito non fossilizzano. Pertanto, sino ad ora, la loro presenza non era mai stata dimostrata.
La pinna dorsale, posizionata esattamente nel punto di maggiore circonferenza del torace, aiutava a prevenire beccheggio e rollio del corpo e dunque dava maggiore stabilità ed efficienza al nuoto.
Una rivoluzionaria scoperta “figlia” della nostra provincia, che è destinata a riscrivere parte della storia di un mondo talmente antico da risultare quasi fantastico.
*Docente Università dell’Insubria
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