STALKING
Lei fa jogging, lui la insegue nonostante il divieto: arrestato 61enne
La donna si è rifugiata all’interno di una gelateria, una testimone racconta di minacce da parte di lui. Ma il besozzese nega le accuse

Si è rifugiata in una gelateria per sfuggire al suo persecutore, ma nemmeno lì ha trovato riparo. Giovedì sera a Besozzo un fabbro di 61 anni, già condannato a luglio per atti persecutori, è stato arrestato dai carabinieri per aver violato il divieto di avvicinamento a una donna del paese, sua coetanea e titolare di un negozio. L’uomo l’ha seguita durante una “sessione” di jogging, si è fermato sotto casa sua e l’ha raggiunta anche all’interno del locale dove lei aveva cercato protezione.
LE MINACCE E LO STALKING
Secondo quanto riferito da una testimone, avrebbe pronunciato frasi minacciose, aggravando la posizione già delicata in cui si trova. La vicenda nasce dal provvedimento emesso dal giudice delle indagini preliminari nell’ambito del procedimento che si è concluso con una condanna a un anno di reclusione per stalking. Il sessantunenne non avrebbe dovuto avvicinarsi alla donna a meno di cinquecento metri, né comunicare con lei in alcun modo.
INSEGUITA MENTRE FA JOGGING
Nonostante ciò, giovedì sera la negoziante lo ha visto avvicinarsi mentre correva. In base alla denuncia, l’uomo avrebbe poi sostato davanti alla sua abitazione, tentando un contatto fisico e inveendo contro di lei. La donna, impaurita, ha cercato rifugio in una gelateria, ma l’uomo l’ha seguita anche lì e, davanti alla gelataia, le avrebbe detto: «Ti vengo a prendere, te la faccio pagare».
L’ARRESTO
A quel punto sono intervenuti i carabinieri, che hanno arrestato il fabbro per violazione del divieto di avvicinamento. Questa mattina, venerdì 29 agosto, l’uomo è comparso in tribunale a Varese davanti al giudice Stefania Brusa, con il pm Marco Brunoldi a rappresentare l’accusa.
LE ACCUSE RESPINTE
Difeso dall’avvocato Marco Lacchin, ha respinto le accuse sostenendo di non aver cercato la donna, ma di averla incontrata per caso mentre andava al bar. Ha anche spiegato che, vivendo nelle vicinanze, non gli è semplice mantenere sempre la distanza imposta dal giudice. In aula il fabbro ha accusato la donna di essere stata lei ad avvicinarsi, descrivendola come esagerata nelle sue reazioni: «Ogni volta che mi vede inizia a fotografarmi e per questo le ho detto che le avrei dato il telefonino in testa, ma in realtà non lo farei mai». Ha negato inoltre di essere violento e ha dichiarato di non aver mai detto le frasi minacciose riportate dalla gelataia. Ha respinto anche l’idea di essersi vantato di una relazione con la negoziante: secondo lui, al bar ci sarebbe stato un malinteso, perché parlava di incontri con la sua ex moglie, il cui nome somiglia a quello della donna.
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