LA TRAGEDIA
«Valentina, vuoto incolmabile»
Il dolore dei colleghi e dei clienti del bar da dove la ventiquattrenne è uscita giovedì pomeriggio per trovare una morte assurda a Gavirate. Lo choc dei familiari, rientrati precipitosamente dalle vacanze

E’ terribile pensare che sotto quel telo bianco ci fosse il corpo inanimato di Valentina Guerra, 24 anni. Giovedì sera, dopo l’incidente sulla Sp1 a Gavirate dove la ragazza ha perso la vita all’altezza della Fonte dei Ciusitt, molti hanno assistito costernati alle operazioni di recupero durante le quali il lenzuolo copriva quello che fino a pochi minuti prima era il corpo di una giovane, con una vita fatta di sogni e aspettative.
Era lì a dire a tutti quanto è labile il confine tra la vita e la morte. La ragazza era di ritorno da Villa Cocca, il bar, ristorante, pizzeria lungo il lago, dove aveva lavorato come cameriera fino alle 15, ed ora aveva accompagnato la sorella Dora, occupata come cuoca, che avrebbe effettuato il turno serale. Era partita, fiera dell’auto, una Mini, che aveva comperato con i suoi risparmi di quattro anni di lavoro, alla volta di casa in via degli Orti, in una palazzina accanto al Faro nel centro storico.
A casa non avrebbe trovato nessuno perché il resto della famiglia, la mamma Vincenza, sarta, il papà Giuseppe, dipendente di un cementificio, una sorella e il fratello Pasquale di 15 anni, erano partiti il giorno prima per il paese natale, Manfredonia, in provincia di Foggia, dove avrebbero trascorso le vacanze. Ma a destinazione non è mai arrivata: la strada sdrucciolevole ha fatto sì che perdesse il controllo dell’auto e si schiantasse contro il guard rail ìdella corsia opposta, coinvolgendo nell’impatto un’altra auto.
E’ toccato alla sorella avvisare la famiglia, ritornata precipitosamente a casa ed ora chiusa nel suo dolore. E’ Graziano, il gestore di Villa Cocca, assieme allo staff, a tracciare un ritratto di Valentina. Attorno c’è il silenzio degli increduli, le lacrime dei clienti. «Era una persona speciale, buona, educata, mai scomposta, dolcissima. Da punto di vista professionale l’ho cresciuta io. Era alla sua prima esperienza, ora era perfetta, amata dai clienti che coccolava, in segno di dovere e di rispetto. Lavorava con passione, come se il bar fosse suo, anche quando aveva la febbre. Per noi era un punto di riferimento. Come ogni giorno, anche ieri, aveva apparecchiato la tavola per il pranzo del personale. E’ un momento per noi irrinunciabile. Mi aveva chiesto: “Gra’, oggi cosa mangiamo?” E si era seduta al suo posto abituale. E’ inutile dire che lascia un vuoto incolmabile. Per tutti noi questo posto, con la sua morte, non sarà più lo stesso!»
C’è silenzio attorno alla casa di Valentina. La famiglia è giunta in tarda mattinata dopo un viaggio di ritorno terribile. «Siamo distrutti” -dice una voce maschile al citofono- abbiamo bisogno di silenzio e di stare tra di noi».
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