IL CASO
Da 162 a 10mila euro: vince il ricorso
Un’odissea conclusa dopo sette anni: all’origine una multa per mancata precedenza considerata ingiusta

Sette anni fa prese una multa di 162 euro a causa di una mancata precedenza. Al posto di pagare subito e di chiudere la “partita”, la persona coinvolta nell’episodio ritenne di aver subito un torto e, quindi, decise di fare ricorso.
A quel punto, però, entrò nel ginepraio della burocrazia italiana: ricorsi e contro-ricorsi, sentenze e, quasi sicuramente, qualcosa che va storto. Infine, come “ciliegina sulla torta”, ci si è messa pure la pandemia a rallentare il tutto. Risultato finale? Per una sanzione di 162 euro lievitata fino a 10.000 euro, dovrebbe essere arrivata la parola fine: a seguito di una sentenza del Giudice di pace di Varese, l’automobilista della Valceresio aveva ragione, la cartella esattoriale è stata annullata e la prefettura di Varese dovrà pagare circa 1.350 euro per “rifondere le spese di lite all’opponente”.
Tutto ha inizio nel 2014, quando un giovane di Bisuschio, lettore della Prealpina, fu protagonista di un incidente con l’auto del padre. A seguito dello schianto, chi aveva effettuato i rilievi, comminò una multa di 162 euro per scarsa prudenza a un incrocio. Secondo il multato, tuttavia, la ragione era dalla sua parte e dunque promosse il ricorso attraverso gli avvocati Alan Breda e Pasquale Schiariti. L’opposizione alla contravvenzione fu accolta.
Tutto finito e archiviato? Macché. A quanto pare, qualcosa nella macchina burocratica s’inceppò e la pratica andò avanti sotto traccia come un fiume carsico, ritenendo moroso il padre, proprietario del veicolo.
Prima arrivò una cartella nel 2016 e poi, quando tutto, ancora una volta, sembrava essere risolto grazie a un passaggio in Prefettura, giunse la mazzata finale: una cartella “bomba” da circa 10.000 euro. Roba da attacco di cuore.
Avendo sollevato un ricorso per la prima multa da 162 euro, la contrapposizione fra il cittadino e lo Stato proseguì anche contro quest’ultima stangata, con un ulteriore ricorso davanti al giudice di pace di Varese mentre, nel frattempo, per non farsi mancare niente, arrivava anche una terza cartella di “soli” 700 euro.
Dopo quest’ultima, spiegano i due legali con soddisfazione, «la Prefettura di Varese si è mossa celermente per evitare che la situazione si ingigantisse ulteriormente». Morale: in questi giorni, con la sentenza del giudice di pace, è stata scritta la parola fine di questa maratona giudiziaria.
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