BUROCRAZIA
Multato, vince il ricorso. Rimultato
La sanzione è stata annullata, ma la cartella esattoriale arriva lo stesso

È protagonista di un incidente nel 2014 per il quale subisce una sanzione di 162 euro a causa di una mancata precedenza. Ma l’uomo decide di presentare ricorso, lo vince, eppure nei sei anni successivi gli arrivano ben tre cartelle esattoriali dall’Agenzia delle entrate, per conto della Prefettura, per mancato pagamento della multa, una delle quali ammonta a circa 10.000 euro, mentre l’ultima è arrivata qualche giorno fa, pari a 700 euro.
Insomma, non basta vincere in Tribunale per scrollarsi di dosso la burocrazia italiana. Quando l’apparato statale si “fissa” che un pagamento è dovuto, talvolta accade che non venga mollato l’osso.
O, almeno, è quello che denuncia un nostro lettore di Bisuschio che, assieme al suo avvocato Pasquale Schiariti, sta cercando di vincere questa controversia infinita.
Tutto ha inizio nel 2014, quando il giovane fa un incidente con l’auto del padre. A seguito dello schianto, chi aveva effettuato i rilievi gli commina una multa di 162 euro per scarsa prudenza a un incrocio. Secondo il multato, tuttavia, la ragione è dalla sua parte e dunque promuove il ricorso.
L’opposizione alla contravvenzione viene accolta e, quindi, dovrebbe finire tutto nel dimenticatoio. Invece, a quanto pare, qualcosa nella macchina burocratica s’inceppa e la pratica va avanti, ritenendo moroso il padre, proprietario del veicolo.
Prima arriva una cartella nel 2016 e poi, quando tutto sembra essere risolto grazie a un passaggio in Prefettura, arriva invece la mazzata della cartella da circa 10.000 euro. Roba da infarto.
«Chiaramente - spiega Schiariti - per quest’altra richiesta di pagamento abbiamo deciso di ricorrere nuovamente, l’istruttoria è terminata e si attende soltanto la sentenza del giudice di pace». Un iter rallentato a causa del coronavirus. Ma, in attesa del verdetto, arriva un’altra sorpresa: una terza cartella da circa 700 euro.
«Voglio sperare - aggiunge il legale - che a seguito del dibattimento, questa richiesta sia dovuta a una rettifica dei 10.000 euro richiesti precedentemente. Ad ogni modo ci opporremo, forti della primissima sentenza che aveva tolto la contravvenzione. Di certo siamo di fronte a una situazione kafkiana. Il tipico esempio di come la burocrazia non funzioni. Perché, una volta annullato il verbale, l’atto contestato non dovrebbe rappresentare più un illecito, eppure l’apparato burocratico statale continua ad andare avanti. Insomma, si tratta di una situazione che fa cascare le braccia».
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