LA SENTENZA
Bisuschio, maxi cartella esattoriale. Prescritta
L’odissea (a lieto fine) di un ex commerciante. L’Agenzia delle entrate aveva intimato nel 2022 il pagamento di 71.725 euro

Il presunto debito Iva risale al 1995/96 ma il presunto debitore, all’epoca commerciante, non riceve alcuna comunicazione. A parte una cartella esattoriale nel 2007, che l’uomo però non vede: non era presente al momento della notifica.
Sono i prodromi di una storia di ordinaria burocrazia, fortunatamente a lieto fine per l’interessato anche se dopo tanti anni.
Di fatto a R.C., 64 anni, residente a Bisuschio, che aveva chiuso la sua attività da oltre vent’anni, nel 2022 viene presentato dall’Agenzia delle entrate un “conto” di oltre 71mila euro. I suoi avvocati Alan Breda del Foro di Varese e Antonio Tripodi di Roma sono riusciti a ottenere una sentenza favorevole sollevando la questione della prescrizione: il debito risalirebbe al 1995 ma essendo ormai nel 2023 è stato “polverizzato”.
Inoltre l’Agenzia delle Entrate è stata condannata al pagamento delle spese processuali: (solo) mille euro. «È una sentenza emblematica», spiega l’avvocato Alan Breda, «prima di tutto per l’importo della multa, 70mila euro, davvero molto consistente, e poi perché dimostra come lo Stato richieda dei soldi al contribuente ma sapendo benissimo che il mancato pagamento delle cartelle ormai è passato in prescrizione. Per questo può fungere da monito ad altre persone a cui capitasse qualcosa di analogo: non spaventarsi davanti a multe da capogiro ma far sempre verificare bene le singole situazioni».
Al sessantaquattrenne è stata notificata il 16 maggio 2022 l’intimazione di pagamento della somma di 71. 725 euro relativamente a due cartelle non pagate. La cifra avrebbe dovuto essere versata nel termine di cinque giorni. Le due cartelle in questione sarebbero state notificate il 15 marzo 2007. «Di questa notifica non c’è prova ed è questo che è stato formalmente contestato», spiega Breda: «A causa del lunghissimo lasso di tempo trascorso, infatti, il nostro cliente non aveva evidenza di quanto sosteneva l’Agente della riscossione, ovvero che gli atti presupposti fossero stati validamente notificati».
«D’altro canto, come chiarito dalle Sezioni Unite, le cartelle che hanno tutte le pretese della Pubblica amministrazione, entrano in prescrizione nel termine di cinque anni, se non in casi particolari tra i quali non rientrava il nostro, o di dieci a seconda della pretesa» aggiunge il legale.
Oltretutto le cartelle esattoriali sarebbero state notificate il 15 marzo 2007, mentre l’intimazione è stata notificata addirittura il 16 maggio 2022, cioè quindici anni dopo. «L’intimazione è risultata del tutto illegittima e infondata», precisa il legale: «L’Agenzia delle entrate ha risposto che le cartelle erano state regolarmente notificate ed è risultato corretto, solo che il nostro cliente non le aveva viste, in quanto, non trovato in casa al momento della consegna, esse erano state affisse presso la Casa comunale. Dal 2007 la prescrizione non era mai stata interrotta se non con una cartella notificata nel 2016, sempre mediante affissione alla Casa comunale. Tale notifica è risultata nulla, infatti il contribuente aveva cambiato residenza da anni. La prescrizione era quindi conclamata».
E c’è un precedente, sempre relativo a un contribuente di Bisuschio, di cartella esattoriale “stracciata”.
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