PALAZZO REALE
Boccioni: tra genio e memoria a 100 anni dalla morte

Il 17 agosto 1916 moriva a 33 anni Umberto Boccioni. Causa le ferite riportate per una caduta da un cavallo imbizzarrito durante un’esercitazione militare, il cavallo che per lui era simbolo del dinamismo universale in quanto incarnazione di una perenne energia della natura. Con Boccioni scompariva l’artista di maggior spessore del primo Futurismo. Pur essendo nato a Reggio Calabria e aver girato mezza Italia, fu Milano, dove giunse nel 1907, che lo rese famoso grazie al suo impegno nel movimento artistico italiano più importante del ‘900.
La metropoli lombarda, che ne conserva la produzione creativa più consistente, lo ricorda nel centenario della scomparsa con la mostra a Palazzo Reale «Umberto Boccioni (1882-1916). Genio e memoria» a cura di Francesca Rossi (Gabinetto dei Disegni del Castello Sforzesco) e Agostino Contò (Biblioteca Civica di Verona), con catalogo Electa.
Un’esposizione realizzata con criterio strettamente filologico: 19 sezioni tematiche (280 lavori tra opere d’arte e documenti) suddivise tra il periodo prefuturista (sino al 1909) e la stagione futurista. Oltre all’interessante filo conduttore costituito da 60 disegni dell’artista (dal 1906 sino alla morte) provenienti del Castello Sforzesco, dalla Biblioteca civica veronese vengono suoi scritti e documenti, tra i quali 11 delle 22 grandi tavole che formano un Atlante in cui sono raccolti ritagli di immagini d’arte dall’antico Egitto sino al ‘900.
Apre il percorso il disegno e pittura su carta simbolo della mostra, «Autoritratto» (1909); quindi s’affaccia il dipinto divisionista di Giacomo Balla «La fidanzata a Villa Borghese», affiancato da «Campagna romana» che Boccioni dipinse nel 1903 quando a Roma era allievo del pittore torinese.
Di fondamentale importanza per i futuristi fu l’interesse verso la pittura divisionista simbolista di Giovanni Segantini («L’angelo della vita»), Carlo Fornara e, soprattutto, di Gaetano Previti («Maternità»), che Boccioni frequentò dal 1908 e la cui stesura del colore filamentosa e fluida sarà fondamentale nello sviluppo pittorico boccioniano sino al 1910 («Tre donne», «Officina a Porta Romana»), ma anche oltre.
Sarà il rivoluzionario Manifesto Futurista di Filippo Tommaso Marinetti del 1909 a innescare la scintilla della rappresentazione del movimento nell’arte, in linea con gli sviluppi scientifici e tecnici del tempo. Ma se l’idea del dinamismo in Balla è più meccanicistica, in Boccioni è anzitutto valenza emozionale alla quale partecipano elementi formali ed esaltazioni cromatico luminose. In «Elasticità» non si muove solo l’uomo a cavallo, ma anche il paesaggio urbano: il dinamismo è universale, solo così lo spettatore partecipa alla scena.
«Umberto Boccioni (1882-1916). Genio e memoria» - Milano, Palazzo Reale, piazza Duomo 2, sino al 10 luglio lunedì 14.30-19.30, da martedì a domenica 9.30-19.30, giovedì e sabato sino alle 22.30, 13/11/6 euro, info 02.92800821.
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