IL COMMENTO
Ecco che cosa c’è dietro la falsa notizia della morte di Bossi
La vicenda dell’annuncio del decesso (smentito) assume un significato politico

Dieci minuti di fibrillazione pura: tante telefonate, nessuna conferma. Poi, finalmente, la smentita del figlio. È andata così ieri mattina. In un tempo che è rimasto in sospeso è arrivata la notizia della morte di Umberto Bossi, il guerriero, il fondatore della Lega, l’highlander. Stava mangiando nella sua casa di Gemonio, quando gliel’hanno detto, e ha risposto a suo modo, mandando tutti a quel paese. Poi il flash d’agenzia di Renzo Bossi, alle 11.58 di ieri: «Smentisco, così gli allungate la vita». Nel frattempo, però, erano già partite le telefonate dalle alte sfere della politica. In prima fila il leader del Carroccio Matteo Salvini che ha interrotto il vertice a Palazzo Chigi con gli altri capi del centrodestra per accertarsi delle condizioni di salute del senatur. Allarme rientrato ma questo annuncio prematuro di morte di Umberto Bossi qualche considerazione politica la merita.
Il tam tam mediatico conferma quanto sia ancora importante la figura di Umberto Bossi nella storia politica italiana. Lo sanno benissimo in Lega. Senza di lui il partito, tanto più adesso che è sotto la minaccia del generale alleato Roberto Vannacci, rischia di sfaldarsi. Matteo Salvini lancia messaggi rassicuranti e fa professioni di fede rispetto al verbo del leader nelle occasioni ufficiali. Ma chi sta vicino a Bossi racconta di un vicepremier sempre più distaccato dal fondatore. Ed era stato così anche in occasione della sua candidatura nel 2022 quando fu il ministro Giancarlo Giorgetti a mettersi a disposizione in prima persona (venne candidato in Valtellina) per lasciare il posto a Bossi. Per tanti appassionatissimi elettori la Lega è ancora rappresentate dal leone di Gemonio che, con il suo intuito, ha provato a cambiare l’Italia. Senza riuscirci.
Non è un caso, allora, che proprio ieri siano stati rilanciati i messaggi sull’autonomia. Innanzitutto il governatore della Lombardia Attilio Fontana ha fatto sapere che l’affermazione dell’autonomia «sia anche il compimento di un percorso iniziato da Bossi e fortemente voluto, con l’esito di un referendum promosso da Roberto Maroni, dalla stragrande maggioranza di chi vive in Lombardia». Su questo argomento, però, il centrodestra romano pare avere il fiato corto e potrebbero non bastare i rimandi alle origini e la citazione di Bossi per rassicurare l’elettorato del Nord. Questo dimostra, ancora una volta, quanto ci sia bisogno di Bossi in questo momento di profonda trasformazione del Paese. Lui non è un simbolo vuoto e sorpassato. Per molti è un baluardo di resistenza.. Ecco perché Salvini si è affrettato a telefonare. In una maggioranza che scricchiola, la Lega non ha bisogno di altri elementi di instabilità. Come dice il figlio di Bossi: «L’autonomia è salva finché c’è mio papà». Il messaggio a Meloni & c. è fin troppo chiaro.
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