IN CARCERE
Busto, agente penitenziario picchiato da un detenuto
Prende un pugno in faccia: sospetta frattura. I sindacati insorgono

La storia si purtroppo ripetuta ancora una volta oggi, giovedì 7 settembre: un agente della polizia penitenziaria è stato aggredito da un detenuto nel carcere di Busto Arsizio ed è rimasto ferito.
La notizia è stata data direttamente dal segretario regionale per la Lombardia del Sindacato Autonomo Polizia Penitenziaria Alfonso Greco: «Giornata di assurda follia nel carcere di Busto Arsizio, con agenti di Polizia Penitenziaria feriti da un detenuto. Basta! È ora della tolleranza zero!».
«È di questa mattina la notizia di una aggressione avvenuta nel carcere di Busto Arsizio. Un detenuto di origine straniera ha aggredito senza alcun motivo un agente scelto della polizia penitenziaria, sferrandogli un pugno al volto. Il collega è dovuto ricorrere alle cure del pronto soccorso del nosocomio cittadino ed è ancora in attesa di prognosi per una frattura scomposta al volto. Il personale di Polizia Penitenziaria è sempre più stanco delle continue aggressioni e violenze subite e auspica in un celere intervento da parte dell’amministrazione a livello nazionale. Non ci sono più parole per descrivere le gravi condizioni di disagio lavorativo in cui versa la Polizia Penitenziaria», denuncia Greco. «Le quotidiane grida d'allarme del SAPPE - Sindacato autonomo di polizia penitenziaria, ndr - continuano a rimanere incredibilmente inascoltate dai preposti vertici istituzionali: solo proclami e belle parole, ma, di concreto, il nulla. Queste sono violenze annunciate, commesse in una struttura in cui manca personale, strumenti di difesa individuale come il taser e un regime di sicurezza proporzionato alla tipologia di detenuti di alta pericolosità. È scandaloso che nel 2023 ci siano ancora persone indegne che usano la violenza per cercare di sovvertire il sistema istituzionale all'interno dei penitenziari mirato alla risocializzazione del detenuto, ma in rispetto delle regole. Fortunatamente in carcere ci sono anche persone che si dissociano da questi atteggiamenti violenti e cercano nello studio e nel rispetto reciproco la loro ragione di vita» gli fa eco Donato Capece, segretario generale del SAPPE, che propone di riaprire e utilizzare carceri dismesse come l’Asinara e Pianosa «Per contenere quei ristretti che si rendono protagonisti di gravi eventi critici durante la detenzione. Quel che è accaduto nella Casa circondariale di Busto testimonia una volta di più l’ingovernabilità delle carceri regionali e la strafottenza e l’arroganza di una parte di popolazione detenuta violenza, che anche in carcere continua a delinquere, ad alterare l’ordine e la sicurezza, evidentemente certa dell’impunità».
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