IL SINDACO
Antonelli fra rischi e bis
Cento giorni pericolosi per il primo cittadino, impegnato a schivare le trappole della Lega. E c’è la tentazione di FdI per rimanere sindaco

La tentazione di Emanuele Antonelli si chiama Fratelli d’Italia. Sta insomma meditando il ritorno a casa, in quel gruppo che raccoglie tantissimi ex An come lui.
La simpatia non l’ha mai nascosta («Se da civico dovessi rientrare in un partito, sarebbe FdI», ha ripetuto più volte) e la presenza come segretario di Checco Lattuada è certo una facilitazione. Se per adesso non ha ancora preso la scelta, è soprattutto perché schierandosi andrebbe a turbare altre formazioni che tengono in piedi il mandato iniziato il 7 giugno 2016.
Ma l’equilibrio su cui il sindaco sta giocando la sua partita politica è delicatissimo e richiederà prima o poi una scelta. Di mezzo c’è sempre l’aspettativa della Lega di reimpossessarsi di una città in cui non esprime il primo cittadino da quasi quindici anni. Potesse, una parte della sezione, lo spedirebbe a casa subito. Il punto è proprio questo: per Antonelli iniziano ora i cento giorni delle trappole, ovvero quei cento giorni che conducono alla prossima primavera, un momento superato il quale tirerebbe dritto verso il completamento del quinquennio amministrativo.
Invece in casa Lega c’è chi lavora per cercare di metterlo all’angolo e indurlo a lasciare. Operazione non facile in questo contesto, anche se il Carroccio scalpita e proverà a usare ogni mezzo per fargli lo sgambetto.
Il tranello potrebbe essere servito nel prossimo bilancio previsionale, che Antonelli voleva provare a far approvare entro Natale per mettersi al sicuro ma che la Lega ha rinviato, reclamando il tempo per discutere e modificare le scelte. «Non prenderemo il pacchetto preconfezionato», avvertì il segretario padano Francesco Speroni tempo fa. E infatti così è stato: richieste di riunioni di maggioranza a ripetizione, pretesa di avere i documenti con largo anticipo per poterli analizzare e commissioni boicottate quando questi patti non sono rispettati.
Il punto è che i leghisti non hanno dall’alto il via libera per provocare la caduta (non fosse altro perché crollerebbe a catena anche la Provincia), quindi chi la brama deve sperare che anche dal contesto dei civici e dei gruppi misti arrivi un’onda di dissenso da accompagnare magari con qualche assenza strategica nel momento decisivo, quello in cui serve il voto.
Per organizzare il trappolone, però, bisogna sfruttare questi cento giorni o poco più, altrimenti se ne riparlerà soltanto nel 2021. Il tutto in un contesto a cui solo al Carroccio conviene andare alle elezioni subito.
In ogni caso Antonelli è ormai pronto a proporsi per la riconferma ed arriverà comunque il momento per i leghisti di picchiare i pugni sul tavolo per riavere la poltrona, forti del consenso elettorale. Poi però la trattativa passerebbe ai tavoli provinciali e, se di fronte a un candidato civico le pretese padane potrebbero avere la meglio, ben diverso sarebbe il quadro se a fare il nome fosse l’alleato più solido, cioè Fratelli d’Italia. Il che spiega la tentazione di cui si diceva all’inizio.
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