IL DISAGIO
Sott’assedio delle baby gang
Piazza Garibaldi: i negozi rischiano di chiudere a causa dei giovani teppisti. I commercianti: «Ci fanno scappare i clienti»

Ci risiamo. Anzi, no: «Oggi è peggio di prima, più che mai». Sono sconsolati i commercianti e i residenti di piazza Garibaldi e dintorni. Ormai le loro attività sono perennemente sotto assedio dei gruppi di giovani e giovanissimi che stazionano nel porticato, fra la banca e il Monumento ai caduti sul lavoro.
«Non è una semplice presenza molesta, è un vero pericolo per tutti, anche per le attività stesse che così perdono clienti e rischiano di chiudere», sbotta uno dei commercianti.
Sono arrabbiati, preferiscono schierarsi in gruppo e senza singoli nomi. Anche perché le ripicche e le intimidazioni sono pane quotidiano per chi si ribella.
«Una volta ho chiamato la polizia locale perché stavano lanciando bottiglie di vetro contro il muro, appena i vigili se ne sono andati, sono arrivati in venti nel negozio a chiedermi che problema ci fosse...», dice una delle titolari di attività che si trovano sotto assedio.
Non è un problema nuovo quello della piazza Garibaldi e delle baby gang che si sono formate e ingrandite nel tempo. Ma l’escalation di provocazioni sta superando ogni limite.
«Ma ci sono anche persone più grandi, alcune straniere, non dubitiamo che anche la droga giri in quell’angolo buio in cui si ritrovano a decine dal pomeriggio a notte fonda».
Ciò che rende tutto più amaro è che la piazza è praticamente in centro, nel limbo fra zona pedonale e traffico. Qualcuno ricorda le aspettative sempre disilluse: «Ci prospettarono progetti di pedonalizzazione che non sono mai stati portati avanti, ci dissero che i controlli sarebbero stati costanti e invece le priorità sono tante e sempre altre».
C’è chi sta allora meditando di uscire dalle iniziative del Comune e del suo Distretto ma è soprattutto la preoccupazione ad avere il sopravvento sul gruppo: «Gli sforzi per mandare avanti un negozio sono tanti, i clienti girano al largo per evitare guai».
È un contesto incandescente, puntellato da numerosi interventi di carabinieri e polizia, per calmare gli animi come per monitorare lo spaccio, peraltro certificato da alcuni arresti recenti. «Chiediamo solo che si faccia qualcosa, che qualcuno ci rimetta nelle condizioni di lavorare serenamente. Altrimenti questa piazza è destinata a morire».
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