L’ANNUNCIO
Bike sharing, fine della storia
Dopo otto anni di poco utilizzo e vandalismi il Comune decide di eliminare il servizio

Fine della corsa. O, meglio, fine della pedalata.
Otto anni fa l’avventura iniziava all’insegna dell’entusiasmo. Era l’aprile del 2012 e Busto Arsizio sposava la politica del bike sharing, ovvero l’introduzione di decine di biciclette pubbliche messe a disposizione dei cittadini, in varie posizioni strategiche del territorio e a costo modico, per incentivare la mobilità dolce e così combattere l’inquinamento.
Ma le cose non sono andate affatto come si sperava e oggi il Comune, martoriato da una serie infinita di problemi e deluso da un utilizzo dei mezzi altamente al di sotto delle aspettative, ha deciso di dire basta. Significa che a giorni tutte le stazioni per il deposito delle due ruote verranno smontate e i velocipedi ancora utilizzabili saranno portati via. Con la convinzione che in pochi li rimpiangeranno.
Certo si tratta di una morte annunciata, perché già un paio di anni fa - di fronte alle vicissitudini a cui è andato incontro il servizio - si era aperta una rivalutazione totale di questa proposta, provando a ricalibrarla e sospendendola nei mesi freddi, quelli in cui l’affitto delle bici quasi si azzerava. Ma neppure i tentativi di rilancio (tramite abbattimento dei costi) sono serviti a salvare il progetto. Dunque l’altro giorno, in giunta, l’assessore alla viabilità Max Rogora ha portato il documento che sancisce lo stop totale a questa attività legata alla mobilità, da mesi passata in gestione a una cooperativa sociale, meditando altresì di valutare altre possibili soluzioni ma rinunciando del tutto alle due ruote.
Il quadro emerso nella relazione municipale è d’altronde desolante. Racconta di come «l’ufficio Trasporti che coordina le attività inerenti il sistema ha ricevuto frequentemente lamentele relative ai continui malfunzionamenti del sistema, anche in relazione alla vetustà degli apparati e all’usura determinata dall’inevitabile esposizione delle apparecchiature agli agenti atmosferici». Ma racconta anche di come «nel corso degli anni le postazioni di bike sharing e i relativi mezzi sono stati oggetto di ripetuti atti vandalici che hanno comportato sia la necessità di una manutenzione straordinaria per il ripristino del funzionamento delle colonnine, sia la chiusura della postazione del quartiere Beata Giuliana non risultando conveniente la riparazione rispetto all’utilizzo della medesima».
Una crisi sistemica evidenziata anche dai numeri del 2019. Così, stando sempre alla delibera, non resta che «affidare al dirigente della struttura di polizia locale il compito di individuare la possibile adozione di nuove forme di mobilità eco- sostenibili, alternative a quelle già praticate, nel limite delle risorse finanziarie stanziate dal bilancio». Per quanto riguarda il fallimentare bike sharing, meglio organizzare un mesto funerale. Fermando definitivamente i pedali.
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